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Oggi donne scrivo un articolo diverso dagli altri. In questo momento di blocco, le riflessioni che ci dobbiamo porre in primis sono sulla volontà o meno di continuare con la tipologia di società capitalista che governa il nostro tempo e lo scorrere della nostra vita. Ci possiamo definire libere e liberi fino ad un certo punto. Credo fortemente che sia giunto il momento di smettere di vivere in una società basata su un’economia in cui vengono creati degli illusori bisogni. Possiamo liberarci di questi ed invertire noi stessi il flusso economico, ricreando una realtà in cui la semplicità e l’essenzialità stanno alla base della piramide.

Perché questa introduzione se nel titolo c’è scritto vagina?

Perché una delle scelte che possiamo fare noi donne è quella di informarci su cosa utilizziamo per “contenere” il sangue nei giorni del flusso. Già contenere è un termine che un pò mi fa rabbrividire. È importante fare questo passo se contiamo che più o meno la nostra vita è caratterizzata da 400 cicli, ossia 2400 giorni in cui perdiamo sangue mestruale.

Come i pannolini usa e getta per i bambini, gli assorbenti che noi utilizziamo sono altamente inquinanti tanto che “in un anno vengono gettati 45 miliardi di assorbenti, un volume tale che se li si allineasse, coprirebbero la distanza fra le terra e il sole.” [1]

Facciamo attenzione perché non sono solo terribilmente nocivi per l’ambiente che ci sta attorno (che comunque dovrebbe farci drizzare le orecchie, visto che la maggior parte delle patologie è correlata allo stato di inquinamento ambientale), ma sono dei veleni per la nostra flora vaginale. Da molteplici studi si è visto, infatti, come gli assorbenti che troviamo negli scaffali dei centri commerciali siano impregnati di: il famosissimo glifosato, diossina,  idrossitoluene butilato, pesticidi, erbicidi… Questi per citarne solo alcuni, poiché in alcune ricerche è risultato che le sostanze tossiche e cancerogene presenti negli assorbenti vadano dalle 20 alle 30. In sintesi, tutte sostanze che vengono definite come interferenti endocrini, ossia sostanze esogene che competono con l’azione fisiologica dei nostri ormoni. È come se queste prendessero il posto dei nostri ormoni che ad esempio si devono occupare della maturazione dell’ovulo, ma essendo chimiche, il corpo non può riconoscere questo messaggio e manda, quindi, un messaggio totalmente differente, intaccando così la risposta normale del nostro organismo. E interferente negli assorbenti, interferenti nel cibo, interferente nello shampoo, nel dentifricio, nei detersivi, nei vestiti… come può il nostro organismo lavorare in condizioni di salute, se per di più gli facciamo respirare aria inquinata?

Ma come è possibile, mi chiedo, che degli oggetti che vengono a contatto con la porta della vita, siano inquinati da sostanze che ci possono far seriamente ammalare?

Le risposte sono due.

La prima, quasi inflazionata oserei dire, è che la produzione commerciale di assorbenti esterni e tamponi è gestita principalmente da tre grandi multinazionali: Procter&Gamble,  Johnson&Johnson e Kimberly-Clark. Prendiamo ad esempio l’azienda Procter&Gamble, insieme al marchio Tampax, di cui è diventata proprietaria nel 2011. Questa commercializza anche i pannolini Pampers, i detersivi Ariel, Dash, Mastro Lindo, Febreze, Lenor e Ace, Pantene, Head&Shoulders, Oral B, insomma altri marchi di cui i componenti sono tossici, basta ormai informarsi sulla composizione INCI (international nomenclature of cosmetic ingredients) per capire le schifezze che ci mettono dentro. [2]

La seconda risposta alla domanda soprastante, forse la più sconcertante tra le due, ma non meno sorprendente, è che gli assorbenti non sono sottoposti a nessun controllo sanitario né tanto meno ai controlli a cui viene sottoposta l’industria cosmetica.

Quindi, la nostra salute femminile è commercializzata a seconda di quale sia il profitto più alto a minor dispendio economico per chi commercializza. E chi ne fa le spese di tutto questo è la nostra vagina, all’interno della quale l’equilibrio è molto delicato. La nostra flora vaginale, infatti, viene intaccata da queste sostanze tossiche facilitando così l’insorgenza di patologie nella vagina stessa, nell’utero, insomma in tutto il nostro apparato.

Quindi, quale la soluzione? A mio parere è ora che prendiamo in mano la situazione, è ora che tutti noi ci prendiamo la nostra parte di responsabilità nelle scelte quotidiane riguardo alimentazione e beni di altri consumi. Noi donne in questo abbiamo anche una parte di responsabilità in più nella scelta di cosa comprare durante i nostri giorni rossi.

Che alternative abbiamo rispetto agli assorbenti chimici?

  1. La coppetta mestruale. Ormai conosciutissima, è un metodo che ci permette di raccogliere il sangue, di osservarlo, di donarlo. C’è un però. Non è adatta a tutte le vagine. Ci sono vagine che si rifiutano di essere ospiti di un aggeggino di gomma che rimane a contatto con le pareti,
  2. Gli assorbenti in cotone biologico (ricordatevi di verificare la trasparenza dell’azienda produttrice). Possono essere dei validi sostituti rispetto a quelli chimici. Di sicuro tutelano di più la nostra flora vaginale, ma rimane il problema dell’eco-sostenibilità, tra lo scarto dell’assorbente stesso, dell’involucro e della confezione complessiva, purtroppo l’impatto ambientale è forte,
  3. Le mutande assorbenti. Queste per me sono state davvero una scoperta sensazionale. Sono mutande, stile culottes normalissime (anche abbastanza gradevoli alla vista) con una parte assorbente che va dalla zona anteriore del pube alla zona posteriore del sacro. Le indossi e puoi mestruare in completa libertà. Quasi come facevano una volta. Nelle campagne, ad esempio, era usuale tra le donne del popolo lasciar colare il flusso liberamente oppure era comune utilizzare dei panni, che derivavano da scarti di stoffa o lenzuola che venivano cuciti, utilizzati durante i giorni del sangue e poi lavati, 
  4. Gli assorbenti lavabili. Stessa cosa per le mutandine assorbenti. Li si utilizza e poi li si lavano,
  5.  La spugna marina riutilizzabile. È una vera e propria spugna, un organismo vivo, che dicono venga raccolta a fine vita. La si introduce in vagina e questa assorbe il nostro flusso.

Ho scoperto, ma non ancora sperimentato, di un metodo che si chiama “flusso istintivo libero”, mi è parso molto interessante e vorrei condividerlo. La metodica consiste nella capacità attraverso una dolce e delicata contrazione del perineo di trattenere il sangue mestruale in vagina e liberarlo quando si va in bagno come per fare pipì. Mi ha affascinato molto sapere che alcune donne riescano ad essere così in contatto con il proprio corpo, con la possibilità di essere totalmente libere da contenzioni. E mi affascina anche la possibilità di metterci a

lla prova con quello che proviamo nel lasciare fluire liberamente il sangue sul nostro corpo, vedere cosa si scatena in noi, quali le sensazioni, i pensieri, i pre-concetti. Sentire cosa il reale contatto fluido-corpo porti a galla.

Per concludere, di alternative ce ne sono tantissime, di tutti i tipi a seconda delle esigenze. Credo sia importante riflettere su che tipo di mercato vogliamo alimentare con le nostre scelte femminili, se un mercato che ci suggerisce di nascondere le mestruazioni attraverso l’uso di tamponi interni chimici o che vuole inquinare ciò che di più sacro abbiamo attraverso la produzione di assorbenti esterni chimici oppure se vogliamo essere parte di un cambio di paradigma e di visione, accettando e celebrando ciò di cui siamo portatrici: sangue di vita e sangue di morte.

Vi lascio con le parole dell’autrice del libro “Questo è  il mio sangue”, Elise Thiébaut, che mi hanno ispirata:

Forse è giunta l’ora di riprendere il potere sulle nostre vite e riabilitare il sangue mestruale creando le nostre regole. Perché non fondare una cooperativa transnazionale in cui le donne possano discutere insieme delle priorità da dare alla ricerca, organizzarsi per fare pressione sui produttori di protezione igieniche, e condividere le informazioni, il sapere e le esperienze sulle mestruazioni?

…Prima che gli speculatori di ogni sorta assumano definitivamente il controllo delle nostre cellule, dei nostri corpi, dei nostri desideri e dei nostri destini, è arrivato il momento di ricollocare l’umanità al centro delle nostre vite mestruali. Questa sarà forse la prima rivoluzione al tempo stesso sanguinosa e pacifica. Ma potrebbe essere, chissà, la madre di tutte le battagli e future per l’emancipazione delle donne e degli uomini.

 

[1] Jessica Gitsham, addetta alla comunicazione azienda Natracare

[2] ‘’Questo è il mio sangue. Manifesto tabù contro le mestruazioni’’ Elise Thiébaut

 

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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Sangue, fluisci dal mio ventre.

Sangue di vita, Sangue di morte, Sangue Sagrado.

Sangue di memorie, Sangue di dolore, Sangue di passione.

Insegnami ad onorare il ritmo della vita.

Con te, restituisco alla terra, una parte di me.

 

Come per la maggior parte di noi donne, il mio primo contatto con il sangue mestruale è avvenuto con la scoperta del sangue di mia madre. Mi ricordo che già da piccola identificavo i giorni del sangue come giorni particolari del mese, quelli in cui accadeva qualcosa. Un po’ per quelle storpiature di nomi che si è solite fare da bambine, ma forse anche perché già insita in me una consapevolezza antica, inconscia e collettiva l’ho sempre chiamato il signor Maestro.

Ed è proprio così, il nostro sangue mestruale è un maestro di salute corporea perché ci insegna qual è il nostro colore interno che abbiamo vissuto in quel mese o che stiamo vivendo nell’anno. La sua tonalità di rosso, la sua quantità, la sua densità e la sua durata sono per noi i segnali che ci fanno capire come sta la nostra pancia, il nostro cuore, la nostra testa ed il nostro spirito.

Nella mia pratica lavorativa mi è capitato di confrontarmi con molte donne, che alla parola sangue mestruale inorridivano o non volevano affrontare l’argomento, come se fosse un qualcosa di cui vergognarsi, un qualcosa di cui liberarsi in fretta perché sporco e schifoso. Il fatto di avere ribrezzo per il proprio sangue mestruale non fa parte della nostra natura femminile, ma nasce da quei condizionamenti maturati con l’instaurarsi, circa 6000 mila anni fa, di modelli socio-politici moderni: i patriarcati. Non a caso in parallelo a questo anche l’interpretazione della spiritualità, mutata in religione monoteista, predicava una visione della donna come essere inferiore ed impuro. Ad esempio nell’ebraismo, c’è il divieto di contatto tra uomo e donna quando questa ha le mestruazioni oppure per il cristianesimo il sangue delle perpuere è ritenuto più nocivo, tanto che queste neo madri necessitano di una pratica di riconciliazione e purificazione per la ri-ammissione ai luoghi di culto. Riferimenti di questo tipo li troviamo anche nella religione dell’Islam.

Tutto questo, però, è in contrasto con ciò che c’era in precedenza. Noi, uomini e donne, non discendiamo da questa visione distorta della natura femminile.

Durante l’era matriarcale, a cui dedicheremo degli articoli a parte per capire la loro organizzazione, la fase mestruale della donna era vissuta come un altissimo momento di sacralità e di potere. È vero le donne si isolavano, si ritiravano in luoghi in cui gli uomini non erano ammessi, non per i motivi denigratori, ma perché era un momento così intimo da poter essere condiviso solo con altre donne. Donne di tutte le età si trovavano a mestruare insieme nelle cosiddette tende rosse e condividevano sensazioni ed emozioni in un’ottica di crescita femminile comune. Capitava che tutte le donne della comunità mestruassero nello stesso momento e contemporaneamente alla fase di luna nuova (non vi è mai capitato di allinearvi con il ciclo di un’amica o di una sorella?). La magia di questi momenti consisteva nel fatto che le donne più anziane potevano trasmette alle più giovani il loro cammino di vita, la loro esperienza e le più giovani potevano trovare uno spazio sacro in cui condividere i dubbi o i timori per la loro nuova avventura di donne adulte.

Il menarca era considerato come l’iniziazione della donna, l’ingresso nel suo potere femminile. Anche gli uomini avevano dei riti di passaggio  per celebrare la fine dell’età puberale e l’inizio dell’età adulta. E sapete come creavano questi riti? L’elemento principale che veniva utilizzato era proprio il sangue attraverso il sacrificio. Non c’è forse un parallelismo in questo? Con la differenza che per noi questo rito fa parte della nostra natura. Nella società matriarcale dei Cuna, un popolo dell’America Centrale, il menarca non solo segnava questa acquisizione di consapevolezza femminile, ma “l’iniziata”, ossia la ragazza che mestruava per la prima volta, era considerata la personificazione e la reincarnazione di una delle sue antenate del clan. Da qui la tradizione di onorare la fertilità delle donne non solo per la capacità di dare alla luce, ma anche per la capacità di rinascita, onorando il potere alchemico femminile di trasformare la morte in vita.

Altra cosa affascinante: in queste strutture sociali matriarcali il sangue mestruale non veniva gettato. Oggi abbiamo un’idea distorta del nostro sangue a causa dell’uso degli assorbenti interni ed esterni che trasformano anche l’odore stesso in un qualcosa di davvero orripilante. Per chi, invece, ha già optato per un metodo di raccoglimento del sangue, quale ad esempio la coppetta mestruale (che oltre a farci rendere conto che non c’è nulla di schifoso è anche un metodo ecologico) può scoprire da sola che il sangue mestruale non puzza. E non c’è niente di schifoso nel guardarlo, odorarlo o toccarlo. È sangue. Come se ci tagliassimo un dito. Cambia la zona da cui esce, la nostra amata vagina, un luogo che ancora oggi rimane tabù. Ancora abbiamo vergogna a nominare la parola mestruazione in presenza di altre persone.

Ritornando al sangue che non veniva gettato… e allora cosa ne facevano? Il sangue, oltre ad essere maestro è anche magico. Veniva riutilizzato come offerta per i rituali di ringraziamento dedicati alla Madre Terra, come tintura per dipingere, decorare utensili conferendo e celebrando quotidianamente sacralità alla vita. A scuola ci hanno insegnato che nell’arte rupestre erano riportate scene di caccia… Sapete, invece, quante scene sono state riconsiderate e si è visto che altro non sono che scene di guarigione femminile o scene di parto? Addirittura troviamo raffigurazioni di figure femminili che mestruano o ancora ritroviamo proprio il sangue come colore principale per queste incisioni rupestri.

Ed oggi, sulla magia del nostro sangue mestruale abbiamo delle conferme di questo sapere antico intuitivo dalla ricerca scientifica, visto che noi occidentali senza certezze matematiche non sappiamo vivere. Il nostro sangue mestruale contiene delle proteine uniche e da lui si può attingere per estrarre le tanto preziose cellule staminali. Quindi, ecco la sua magia e il potere che noi donne portiamo. Il nostro sangue è un sangue di procreazione, contiene in sé una sua vitalità che può essere riutilizzata. Potrebbe essere questo il motivo che spiega il perché le nostre antenate lo utilizzassero anche negli impasti del pane. Che lo sapessero già?

Ricollegarmi alla storia antica delle nostre ancestrali ha creato in me delle consapevolezze, dei gesti spontanei che nessuno mi ha insegnato, ma che erano lì, che attendevano solo di essere risvegliati. Il donare il sangue ogni mese mi è venuto spontaneo, l’osservarlo, gioire del suo colore rosso sono tutte cose che sono maturate dopo essermi riconnessa con la storia femminile dalla quale deriviamo.

Il sogno, che si apre dal mio cuore, è che sempre più questa magia venga risvegliata in altri cuori, che tutte noi possiamo riconnetterci a questa natura intuitiva che sta lì in attesa di essere accolta e sentire quanto farlo sia necessario in questo momento per la nostra guarigione personale, per la guarigione del rapporto che abbiamo con il maschile e per permettere di accogliere nuove vite che non debbano essere anche loro vittime di queste memorie di dolore che si perpetuano e si protraggono di generazione in generazione. Partiamo dalla cura e dall’accoglienza dalle memorie del nostro ventre, del nostro utero e del nostro sangue e sanare, pulire, purificare per poi espanderci con amore nel cuore.

 

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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C’è un momento caratteristico del mese, un frangente a noi tutte conosciuto, al quale non viene dato un nome ed è quella piccola finestra temporale in cui attendiamo l’arrivo delle mestruazioni.

La fase pre-mestruale

Se siamo, anche solo di poco, allineate con la nostra ciclicità mensile, sappiamo riconoscere la così temuta e demonizzata: fase pre-mestruale. La particolarità della fase pre-mestruale è data da tantissimi aspetti. Primo fra tutti il fatto che è la fase più lunga di tutto il ciclo mestruale con una durata di ben undici giorni rispetto alla cugina fase pre-ovulatoria che ha una durata di circa sette/otto giorni.                                             

Abbiamo già parlato della differenza che caratterizza questi due periodi. Il primo appartiene (insieme alle mestruazioni) alla fase di ombra e il secondo (insieme all’ovulazione) alla fase di luce, cioè a due momenti in cui la direzione della nostra energia cambia dall’interno all’esterno.

Durante questa lunga fase pre-mestruale, di cui vedremo in futuro il significato simbolico che porta con sé, c’è un momento appena prima delle mestruazioni che si differenzia da tutte le restanti giornate trascorse in precedenza. Questo piccolo spicchio di luna riguarda circa i due/tre giorni antecedenti l’arrivo delle mestruazioni.

Rallentate dal progesterone che entra sempre più prepotente nel nostro corpo e sull’onda crescente del raccoglimento interiore, in quei giorni appena prima del sangue entrano in gioco anche altri due ormoni: l’adrenalina e il cortisolo. Questi sono i protagonisti del nostro asse dello stress, sistema che lavora quotidianamente attivandosi e disattivandosi e che agisce con prontezza durante gli eventi stressogeni acuti della vita a cui dobbiamo rispondere per la nostra sopravvivenza.

Il  nostro atteggiamento, quindi, cambia sia nei confronti di noi stesse che nei confronti del mondo esterno. È tutto normale, sono i nostri ormoni che parlano, non noi!

Iniziamo ad essere più irritabili e più stanche, tutto sembra difficoltoso e fastidioso (anche i vestiti) e l’unica cosa che vorremmo fare è poter stare in casa, rinchiuse nel nostro nido senza vedere nessuno e sfogare quel caos interno che avvertiamo. Alcune raccontano di essere arrabbiate, agitate, sentendo un qualcosa dentro che scalcia e si dimena, un qualcosa che non le lascia tranquille, ma che allo stesso tempo impone riposo o almeno un rallentamento dei ritmi abituali. Questa dicotomia tra la necessità assoluta di riposo e la sensazione di un qualcosa che dentro di noi non vuole stare fermo è ciò che più ci mette in difficoltà. 

Capita spesso che la fase pre-mestruale e quella mestruale non vengano sostenute dalla nostra accettazione e dall’assecondare le richieste corporee di fermo. Come conseguenza, le sensazioni che esperiamo durante questi due momenti, quali per esempio la stanchezza fisica e lo stato emotivo di chiusura nei confronti degli altri si possono protrarre durante tutto il mese oppure si possono trasformare in sintomi veri e propri durante la mestruazione successiva, favorendo così una continua attivazione dell’asse dello stress che non è più fisiologica. La continua sollecitazione dell’asse porta ad una minore capacità responsiva agli agenti esterni patogeni da parte del nostro sistema immunitario e, quindi, siamo più soggette a malattie.

Per le donne che hanno già sperimentato la magia della gravidanza e del parto, sanno che anche in quel periodo la ciclicità non le abbandona. Ad esempio, c’è una grossa similitudine tra i giorni che precedono la mestruazione e la fase prodromica del parto. Sono entrambe fasi in cui ci stiamo preparando a lasciare andare qualcosa, ad abbandonare un qualcosa di nostro, di intimo, di profondo: il sangue in un caso ed una nuova anima nell’altro. Questo lasciare andare, che corrisponde con il rilassamento delle pareti uterine, non può che essere preceduto da una fase di tensione dell’organo stesso, che si amplifica in tutto il corpo. La grossa analogia tra questi due momenti di vita di noi donne sta anche nel fatto che spesso il comportamento è molto simile nonostante si stiano vivendo situazioni apparentemente differenti. È comune, sentire donne cicliche e puerpere, che rispettivamente il giorno prima della mestruazione e del parto si siano messe ad ordinare freneticamente la casa o a pulirla. Come se entrambe si stessero preparando all’arrivo di un qualcosa, come se la loro intelligenza corporea stesse suggerendo che avverrà un cambiamento.

E provate ora a pensare a come vi sentite appena la marea mestruale arriva… Nel corpo lo avvertiamo subito. Come se un peso se ne fosse andato, finalmente possiamo lasciare andare quell’immenso sospiro che trattenevamo nei giorni antecedenti. Il nostro respiro sospeso può fluire insieme al nostro sangue.

Quindi, se i giorni prima delle mestruazioni sembrate delle pazze ossessive compulsive o vi sentite elettriche non preoccupatevi! Anzi, sappiate che nello stesso momento sicuramente anche altre donne stanno vivendo le vostre stesse sensazioni. E se riuscite a ricordavi questo o se avete amiche con cui condividere la vostra personale esperienza ciclica vi potrete sentire meno alienate e meno incomprese.

Quello che consiglio, come per ogni fase, è proprio quella di assecondarla. Lasciatevi cullare da ciò che vi accade. Accogliete questo momento di preparazione all’arrivo del sangue, soprattutto se il vostro stato emotivo in questa fase è un po’ ribelle ed incontrollato, tanto da trovare sfogo o sul partner o su chi ci sta accanto. Trovate un qualcosa che sia per voi liberatorio.  Un qualcosa senza un fine preciso, che vi faccia liberare di un po’ della frenesia che sentite in quei giorni. Oppure createvi uno spazio, un luogo, ad esempio in natura, che sia la vostra isola di riconnessione. Accompagnate il vostro corpo nella scoperta di quello che vi fa stare bene. Solo voi e lui potete saperlo e non c’è niente di più magnifico che riuscire ad essere in sintonia, danzando e fluendo con lui nell’alternarsi delle nostre stagioni mestruali.

 

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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La regolarità del ciclo mestruale è il segno manifesto della salute della donna, così come dovrebbe essere il cardine terapeutico di ogni problema ginecologico. Le maree mestruali, o anche dette acque lunari per il legame della ciclicità femminile con quella della luna, sono la manifestazione esteriore di ciò che avviene all’interno del corpo della donna.

Le maree ormonali

Quando iniziamo ad avventurarci per conoscere la nostra ciclicità, la prima cosa da sapere è che noi donne per tutto l’arco del mese a partire dal menarca (la prima mestruazione) siamo soggette all’azione e alla variazione di ormoni gonadotropi, ossia messaggeri chimici prodotti dal cervello che portano informazioni di azione alle nostre cellule delle ovaie, che a loro volta producono altri messaggeri, i quali ri-informano i centri superiori del cervello, con un sistema di feedback continuo.

Immaginate un’onda del mare che da piccina arriva al suo picco massimo per poi ritornare ad un livello minimo. Così funzionano anche i nostri ormoni a picchi di crescita e decrescita e ad ogni ormone secreto corrisponde una fase specifica del nostro ciclo ovarico.

C’è una cosa da specificare: gli ormoni non sono solo messaggeri chimici che stimolano la crescita del follicolo ovarico o che modificano la mucosa uterina. La magia del nostro corpo fa sì che ognuno di loro porti con sé uno stato psico-emotivo-comportamentale differente a seconda dell’informazione che sta trasportando. Questo risuona dentro di noi, nel nostro corpo ed in particolare nel nostro utero, determinando il suo stato tissutale che a sua volta influenza il nostro stato mentale.

Ogni mese, quindi, ci troviamo a rivivere le stesse fasi ormonali con colori e caratteristiche che variano a seconda della fase stessa e dell’ormone secreto.

Ponendo attenzione e ascolto alla nostra ciclicità mensile risulterà semplice, dopo un po’ di allenamento, riconoscere questi colori che ritornano. Impareremo a familiarizzare con loro e ad assecondarli, nonostante le resistenze esterne che potremo incontrare, perché sapremo che il rispetto per la nostra natura è una prerogativa non patteggiabile. 

Per iniziare a capire come questa comunicazione tra cervello-ovaie-utero non sia solo chimica, ma anche emozionale, si può partire iniziando a rendersi conto di come nell’arco del mese si manifesti una dualità. Una delle cose più difficoltose con cui noi donne dovremmo iniziare a fare pace è proprio l’alternanza tra la fase pre-ovulatoria ed ovulatoria, detta anche fase di luce e la fase pre-mestruale e mestruale, o fase di ombra. Dico fare pace, perché se la prima fase risulta ben accettata sia da noi che dalla società, la seconda, invece, ancora oggi viene tenuta nascosta se possibile.

Avete presente quel cliché dell’uomo che intimorito guarda la donna e le dice: “Ma sono quei giorni?”

Ebbene, basta con questi stereotipi in cui durante la fase pre-mestruale e mestruale siamo delle pazze isteriche ed è impossibile starci accanto. È vero ci trasformiamo e cambiamo nella nostra fase ombra, ma non facciamo altro che rispecchiare una necessità corporea di quel momento.

Dopo la fase mestruale, che segna l’inizio del nuovo ciclo, segue la seconda chiamata pre-ovulatoria dove la nostra energia fisica e mentale è al massimo perché corrisponde ad una secrezione di estrogeni e testosterone. È la fase del fare, dell’agire, del creare. La nostra energia fisica e mentale è a mille. Ci sentiamo leggere e rinate, giovani e fresche, aperte e disponibili, gioiose e sociali. Tutto questo grazie agli estrogeni che sono gli ormoni dell’apertura e al testosterone, che essendo un ormone secreto solo in questa fase per noi donne ed avendo una natura maschile, ci porta ad avere un comportamento di tipo yang, appunto con un’energia molto alta.  Questa fase culmina in quella ovulatoria, che rappresenta la massima espressione dell’energia creativa iniziata durante la fase follicolare o pre-ovulatoria. Questi due momenti, pre-ovulatorio e ovulatorio, caratterizzano la fase di luce del nostro ciclo mestruale, dove il nostro utero è disponibile ed è aperto verso il mondo esterno.

Terminata l’ovulazione, la secrezione ormonale cambia ed entra in gioco un ormone, il progesterone, che ci impone di rallentare e di riposare, perché in questo momento le nostre ovaie che hanno dato il tutto e per tutto nella fase creativa hanno bisogno di ricaricarsi. È la fase ombra, in cui tutta l’energia che era diretta verso l’esterno, si ritira dentro di noi. Qui abbiamo l’obbligo di rispettare questo bisogno biologico di riposo, la nostra fase yin di chiusura rigenerativa. Iniziamo a sentire che abbiamo bisogno di raccoglierci in noi stesse, che non abbiamo più voglia di stare in mezzo alla gente, anzi ricerchiamo il contatto con la natura per prendere energia da lei. La nostra testa inizia a viaggiare in altri mondi, la concentrazione cala e la nostra attenzione si sposta su altro. Se nelle due fasi precedenti tutto ci sembrava perfetto e ci andava bene, qui iniziamo a mettere in dubbio ogni aspetto di noi e della nostra vita. La fase pre-mestruale, che è la più lunga di tutte le nostre quattro fasi, termina con le mestruazioni. E ancora, con l’arrivo del sangue non abbiamo voglia di buttarci là fuori, ma abbiamo bisogno di stare sempre più dentro di noi e con noi.

Perché mai la Natura avrebbe voluto che la nostra fase di ombra, quella che noi donne riusciamo meno ad accettare, sia la più lunga?

Proviamo a prendere spunto dalla Natura stessa per capire… Pensate se vivessimo sempre d’estate, la stagione dove tutta l’energia è al massimo, tutto è al massimo del suo splendore, tutto è all’apice delle proprie forze, il fuoco è l’elemento che domina. Quali sarebbero le conseguenze se a questa non succedessero l’autunno e poi l’inverno? La terra inaridirebbe, si seccherebbe e morirebbe perché non avrebbe più il tempo di rigenerarsi e di ritrasformarsi.

Così avviene anche per noi donne in modo uguale.

È chiaro, come l’accettazione della nostra fase ombra, di ritiro, di chiusura, di raccoglimento, sia ad oggi quasi inattuabile nella quotidianità in cui viviamo o difficile da rispettare per i ritmi che la società economica ci impone.

Dobbiamo essere sempre al massimo, sempre produttive, sempre efficaci, senza fermarci, senza respirare, senza rilasciare, sempre in tensione, sospese, sulla cresta dell’onda. Già scrivendo queste frasi il mio sistema ortosimpatico si è attivato alle stelle mettendomi in uno stato di allerta, stress e ansia. Ed è proprio di questo che stiamo parlando, non possiamo pensare di vivere in una situazione di stress perenne, con un’attivazione del nostro sistema di attacco e fuga, adrenalina- cortisolo in continua sollecitazione. Questo ci porta ad ammalarci.

Il non rispetto della nostra fase ombra di recupero porta all’insorgenza di tutte quelle problematiche di squilibrio del ciclo mestruale che sfociano poi in alterazioni della nostra fisiologia femminile quali: fibromi, ovaie policistiche, endometriosi, salpingiti, infertilità, aborti spontanei, perdita del desiderio di una sessualità sana.

L’importanza di permetterci di riposare, perché è il nostro corpo che ce ne parla, per noi donne è fondamentale. Sta a noi per prime rispettare questa dualità luce/ombra sacra e fisiologica.

E mi viene da dire che sta a noi portare questa necessità di prendersi del tempo, oggi dove il tempo di fermarsi sembra non essere concesso. La nostra esperienza con il ciclo mestruale può essere d’aiuto non solo a noi donne per riconnetterci con il nostro essere, ma anche alla collettività e può far riemergere la consapevolezza che la vita dell’individuo va di pari passo con quella del ritmo della Natura.

Parliamo della nostra ciclicità e di quello che ci accade. Raccontiamolo agli uomini che ci stanno accanto. E’ normale che per loro sia difficile riuscire a capire cosa viviamo avendo una fisiologia lineare e non ciclica come la nostra. Insegniamo noi a loro cosa significa rallentare il ritmo, trovare il proprio respiro, il proprio spazio.

Il ricostruire il ritmo naturale della vita è la base per poter vivere una vita in salute, se per salute intendiamo la massima integrazione del nostro sistema mente, corpo e spirito. Il ritmo di tutte le cose prevedere l’esistenza di una dualità, che è fatto di questa alternanza di attivazione e disattivazione, tensione e rilascio, inspiro ed espiro.

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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Una ritrovata prospettiva del ciclo mestruale
Perché abbiamo il ciclo mestruale? Che significato gli do? Come vivo la mia ciclicità durante il mese? Che cosa le mie antenate mi hanno trasmesso riguardo le mestruazioni?

Queste ed altre domande sono alcuni degli interrogativi su cui noi tutte dovremmo riflettere ad un certo punto della nostra vita. Ci istruiscono e cresciamo, di conseguenza, con l’idea tanto angosciante quanto superficiale che il ciclo mestruale sia la nostra condanna mensile. Ma come biasimarci… La tradizione socio-culturale-religiosa degli ultimi secoli è proprio questo che ci ha comunicato, facendoci vivere le mestruazioni come una punizione ed un’impurità. I condizionamenti radicati, profondi ed inconsci sono così lontani dalla realtà che necessitano di un nuovo paradigma, che ridia valore alla figura della donna ed al Femminile in senso più ampio.

Un detto dei Nativi Americani dice: “Al menarca la donna entra nel proprio potere, con le mestruazioni pratica il suo potere, in menopausa diventa il proprio potere.”

Questa è stata una delle prime frasi che ho incontrato all’inizio del mio percorso di consapevolezza mestruale e che mi ha fatto riflettere sulla mia intima e personale relazione con le mestruazioni e la ciclicità mensile.
Beh, di intimo e personale non c’era proprio un bel nulla, se non una seccatura! Quante volte vi è capitato di pensare o dire alle amiche durante le mestruazioni: “Eh ho le mestruazioni (con tono avvilito)…” e loro rispondere: “Ah povera te…”

Così ho iniziato a nutrire dei dubbi sull’idea che il lines seta ultra ci debba far sentire libere e felici come una farfalla senza vergognarci o che le mestruazioni vadano vissute come se non esistessero o che addirittura con un comodissimo assorbente interno quando mestruo posso farmi un ultra trail nel deserto.
Da questi paradossi ho iniziato ad indagare e a scavare nel passato per capire se ci fosse un visione diversa che sapesse darmi una motivazione del perché noi donne mestruiamo (e se la Natura è l’architetto per eccellenza, dubito che sbagli a darci una cosa tanto scandalosa!)

Con mio stupore scavando e cercando ho trovato, appunto, un’altra versione della storia che a noi donne non hanno raccontato. Anzi, diciamo proprio che a tutti questa storia ce l’hanno raccontata un po’ come hanno voluto, omettendo di qua e di là.

Se andiamo indietro con la memoria, oltre questi ultimi secoli patriarcali di guerra, violenza e dominio, in cui la svalutazione del Femminile ha visto la donna assumere due ruoli o quello di Madre Vergine o quello di prostituta, scopriamo delle civiltà cosiddette Matriarcali, chiamate anche società di pace, dove al contrario di come viviamo oggi, la figura della donna era centrale.

Ma cosa c’entra questo con il nostro ciclo mestruale?
Ebbene, la donna era ritenuta sacra proprio per il potere che possedeva grazie al ciclo mestruale. Il suo sanguinare ogni mese era visto come una morte ed una rinascita simbolica. Diciamo che la donna era la rappresentazione in miniatura di un più grande mistero di Vita, Madre Terra.

Come Madre Terra che quotidianamente si riposa con il giorno e la notte ed ogni tot mesi con l’alternarsi delle stagioni si rigenera, cresce, si espande, appassisce, muore di nuovo per rinnovarsi, anche noi donne siamo in grado ogni mese di ripercorre i cicli stagionali a seconda della fase mestruale che il nostro utero, le nostre ovaie e noi con loro stiamo vivendo.

Riscoprendo questa tradizione lontana che risiede nelle nostre memorie cellulari, la nostra ciclicità assume un altro sapore, un altro odore, un’altra emozione. Il ciclo mestruale è, quindi, ciò che più ci connette alla Natura ed è il riflesso di ciò che accade in essa.

E allora se sappiamo accogliere questa magia e sappiamo vivere rispettando questa bellezza di cui siamo portatrici, il ciclo mestruale diventa un potente strumento di guarigione, di connessione con noi stesse e con i ritmi della Natura.

La nostra ciclicità ed il nostro sangue ci parlano di quello che sta accadendo dentro di noi. Sono come delle voci interiori gentili che se siamo disposte ad ascoltare ci possono aiutare a capire come stiamo mentalmente, fisicamente ed emotivamente. Il ciclo mestruale è l’indicatore della nostra salute di donne. Ci parla di cosa tratteniamo, di come ci alimentiamo attraverso il cibo e in senso più ampio con cosa ci nutriamo attraverso la nostra quotidianità, le nostre relazioni, le nostre emozioni ed i nostri pensieri. Ci parla di quello che desideriamo e di quello che, invece, vogliamo lasciare andare. Ci aiuta a coltivare la nostra creatività e la nostra bellezza di donne.

Spetta a noi ora Donne di questo nuovo millennio risvegliare una consapevolezza tanto antica. Risvegliamola, però, non solo nella nostra testa, ma anche nel nostro corpo per fare pulizia di quelle memorie, di quei retaggi e condizionamenti che adesso categoricamente non possono più far parte di noi.
Una volta trovata la nostra guarigione con il nostro femminile, non potremo che trovare l’equilibrio interno tra il nostro maschile ed il nostro femminile e questo potrà riflettersi all’esterno di noi, permettendo al maschile che ci sta a fianco di fare lo stesso con il nostro aiuto e nutrimento.

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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