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Namastè Yogis,

questo 2022 è iniziato con un’intervista alla dott.ssa Federica Calcagnoli, biologa nutrizionista. Quale miglior maniera per iniziare il nuovo anno, che viene sempre con tanti propositi, dedicando la nostra attenzione alla maniera in cui ci alimentiamo?

Sono ormai più di 10 anni che sto dedicando la mia vita all’approccio olistico ed integrato. In ogni ambito e settore, è sempre risaltata l’importanza alla maniera in cui ci alimentiamo. Gli antichi yogis, che hanno dedicato la loro esistenza allo studio dell’energia di tutto ciò che risiede fuori e dentro di noi, erano consapevoli di come la maniera in cui nutriamo il nostro corpo ha un effetto importante sul nostro spazio mentale, energetico e, di conseguenza, spirituale.

Come ci siamo dette con Federica: immaginiamo di avere una macchina ad altissime prestazioni (il nostro corpo). La maniera in cui ce ne prendiamo cura, i prodotti che utilizziamo per mantenerla pulita e prestante, avranno un impatto sulle sue funzionalità. Se ho una macchina diesel ma le metto benzina, come posso pretendere che funzioni bene e a lungo? Lo stesso vale per il nostro corpo. Se non gli diamo i giusti nutrienti, non solo non stiamo sfruttando le sue potenzialità (elevatissime!) ma rischiamo anche di andare a danneggiarlo, a lungo andare.

Imparare a nutrire il nostro corpo con quello che è più funzionale per lui (ognuno di noi è un individuo unico, per questo è importante assecondare i propri bisogni soggettivi), ci garantirà una qualità di vita che non ha paragoni. Alimentarsi “bene” viene spesso associato alla rinuncia, perdita di gusto e conseguente infelicità. Questo finché non scopriamo quello che abbiamo da guadagnare dal momento in cui impariamo a “trEAT yourself GOOD”, come dice il motto di Federica. Nutrirci con Amore, non solo ci donerà immediatamente più energia, lucidità mentale, aumento di prestazioni fisiche, e benessere generale. Ma scopriremo come anche la nostra alimentazione può essere tanto più gustosa con alimenti in linea con la Natura, non processati e tanto appaganti.

Se vi siete persi l’intervista, la trovate qui nel video Youtube. Appena sotto al video, vi lascio un messaggio della dott.ssa Calcagnoli e i suoi contatti. Se avete il desiderio di scoprire le potenzialità ancora inespresse del vostro sistema mente-corpo, contattatela! Non è mai troppo tardi per iniziare.

Buonissimo inizio di questo nuovo anno, yogis!
Namastè,

Sempre con Amore.
Michela

 

 

“trEAT yourself GOOD”: tratta te stesso bene e fallo anche mangiando bene!

È con il mio slogan che ci siamo salutate Michela ed io dopo la piacevolissima intervista, ospite nel suo salotto virtuale.

Abbiamo parlato di come la nutrizione possa impattare il benessere della persona dal punto di vista biochimico-organico, ma anche psico-emotivo. Si tratta solo di cambiare la prospettiva che abbiamo quando pensiamo e usiamo il cibo affinché non sia solo un modo di soddisfare i nostri fabbisogni calorici e i nostri piaceri gustativi, ma sia uno strumento per nutrire le cellule, per elevare il loro potenziale energetico, mantenere o ritrovare lo stato di benessere.

Non dimentichiamoci che la quantità e qualità di ciò che mangiamo impatta sul benessere del microbiota intestinale, che è l’insieme dei microrganismi colonizzanti il nostro tratto gastrointestinale. Essi non si occupano solo di assorbire i nutrienti e di favorire la corretta funzionalità intestinale, ma anche di comunicare con il sistema immunitario e di produrre sostanze fondamentali per l’organismo, a partire da alcuni tipi di vitamine, acidi grassi a corta catena, sostanze antibiotico-simili e molecole di segnale ad azione centrale, che influenzano le funzioni cognitive, il ritmo sonno veglia e, perfino, le emozioni, tanto da parlare, sempre più, di asse bidirezionale microbiota-intestino-cervello.

Insomma, il cibo, se scelto bene, è prevenzione ma è anche una strategia terapeutica che dovrebbe sempre essere inserita all’interno di un percorso di cura integrato, insieme all’esercizio fisico, alla respirazione consapevole, alla regolarità dei bioritmi e a tutte quelle tecniche di gestione dello stress. Lo diceva Ippocrate tanti secoli fa e lo rivaluta oggi la Nutrizione Funzionale, che a me piace definire come una cassetta degli attrezzi da cui attingere in maniera personalizzata in funzione della necessità di chi si rivolge a me, sia che si tratti di una situazione fisiologica che patologica, proprio come se dovessi confezionare un abito su misura: ad ognuno il suo. È questa la mia mission!


Dott.ssa Federica Calcagnoli, laureata in Biologia della Nutrizione, esperta in Nutrizione Funzionale, con un master di II livello in Nutrizione, Nutraceutica e Dietetica Applicata e un perfezionamento universitario in Diete e Terapie Nutrizionali Chetogeniche, dottorato di ricerca in Neuroscienze e laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche. Per informazioni o richiedere una visita, anche online, si prega di contattare per email info@federicacalcagnoli.com oppure attraverso il sito internet www.federicacalcagnoli.com o al numero 348-8962936.

L’Ayurveda, l’antica scienza della vita, oltre che occuparsi della cura delle malattie, pone la sua massima attenzione sulla salute di ogni individuo e sulla capacità di mantenerla a lungo. Spicca quindi l’aspetto preventivo di questa disciplina che viene attuato prendendo in considerazione diversi aspetti.

In Ayurveda è prevista una specifica routine quotidiana per purificare e rafforzare il corpo che guarda ai cicli della natura e basa le attività quotidiane attorno a questi cicli.
Questa routine è chiamata in sanscrito Dinacharya दनचया (dina=giorno e charya=regime/comportamento) e racchiude un insieme di regole igieniche per la pulizia del corpo e di azioni ben precise da svolgere nel periodo che intercorre tra l’alba e il tramonto.

Ogni azione presente nel dinacharya segue una logica precisa che si accorda con i ritmi della natura. Esiste un “orologio doshico” che scandisce le nostre giornate.
Cosa significa?

I dosha Vata, Pitta e Kapha, oltre ad essere presenti dentro di noi sono presenti anche nell’ambiente esterno e con le loro qualità ci influenzano costantemente. Nelle varie fasce orarie della giornata si alternano momenti di accumulo e diminuzione dei dosha che hanno effetti sulla nostra fisiologia e l’ambiente.

  • VATA DOMINANTE dalle 2 alle 6 e dalle 14 alle 18: ha le qualità di leggerezza, freschezza e movimento. Questo ci predispone al risveglio, alle azioni di purificazione, attività di studio e lavoro. In queste fasce orarie siamo maggiormente attivi sia fisicamente che mentalmente.
  • KAPHA DOMINANTE dalle 6 alle 10 e dalle 18 alle 22: ha le qualità di pesantezza, stabilità, lentezza. Queste qualità ci possono fare sentire maggiormente “lenti” e stanchi, per questo motivo alzarsi tardi dal letto la mattina ci provoca difficoltà ad “ingranare” la giornata. Non è indicato mangiare in queste fasce orarie per via della lentezza dei processi digestivi, bensì vanno sfruttate per consolidare e dedicarsi al riposo.
  • PITTA DOMINANTE dalle 10 alle 14 e dalle 22 alle 2: ha le qualità di calore e trasformazione. Queste qualità stimolano i processi digestivi e ci fanno sentire maggiormente affamati. Durante il giorno il pranzo dovrebbe essere consumato tra le 12 e le 13, momento in cui il nostro potere digestivo è al suo massimo. Viceversa nella fascia oraria notturna possiamo avvertire una “fame fasulla” questo avviene perché la fase più profonda metabolica di pitta è attiva.

Vediamo ora nello specifico la giornata tipo secondo le regole del Dinacharya.

Il risveglio

L’ora del risveglio deve avvenire 30/40 minuti prima dell’alba (Brahma Muhurta). Tempo del dio Brahma e tempo adatto per godere appieno dell’energia e della benedizione del nuovo giorno, nonché tempo in cui Vata è al suo massimo con le sue qualità di freschezza e movimento.
Una volta aperti gli occhi è bene rimanere nel letto qualche istante, ascoltare il proprio respiro per prendere coscienza di come ci sentiamo e …SORRIDERE!

Questo orario è anche quello indicato nello yoga come quello ideale per le pratiche di meditazione.

Appena svegli ci si dedica alla pulizia e al nutrimento degli organi di senso. È essenziale mantenerli puliti in quanto i sensi ci permettono di entrare in relazione con il mondo che ci circonda.

Pulizia della lingua. Con un apposito raschietto si rimuove la patina che si è formata durante la notte, osservare questa patina ci da modo di capire come funziona la nostra digestione: che colore è la patina? È tanta? È poca? Viene via facilmente?
Questa pratica ci consente anche di stimolare l’espulsione del muco in eccesso nella regione della testa.

Lavare i denti. È consigliato utilizzare un dentifricio dal sapore amaro ed astringente per disinfettare la bocca e rinsaldare denti e gengive. La tradizione ayurvedica prevede l’utilizzo di specifici dentifrici in polvere che possiedono le qualità sopra indicate.
Fare i gargarismi con olio di sesamo , il cosiddetto “oil pulling”. Questa pratica rafforza le gengive, nutre il cavo orale prevenendo le malattie e rischiara la voce.

Pulire le fosse nasali (jala neti) con l’apposita lota nasale riempita di acqua calda ed un pizzico di sale. Far scorrere delicatamente l’acqua in una narice facendola fuoriuscire dall’altra e viceversa.
Al termine inserire una goccia di olio di sesamo o Anu taila (specifico olio medicato) nelle narici e massaggiarle.

Sciacquare gli occhi con acqua fresca e applicare il collirio. Non è facile trovare il giusto collirio qui in Italia. Un ottimo sostituto può essere l’utilizzo del kajal (non quello cosmetico) indiano, che ha come ingredienti principali il ghee e la canfora. Il ghee da molto nutrimento e morbidezza mentre la canfora porta freschezza agli occhi.

Oleare il corpo con olio di sesamo biologico e non trattato, oppure olio di cocco, indicato per la stagione calda.

“Se una persona pratica regolarmente il massaggio d’olio, il suo corpo non risente di ingiurie o del lavoro più duro. La sua struttura fisica diventa forte, flessibile ed attraente. Mediante questa pratica il processo dell’invecchiamento è rallentato” (C:S: Su, 88-89).

Questa pratica nutre e rafforza il corpo in profondità e pacifica il dosha Vata. È importante oleare bene diversi punti molto delicati del corpo (le porte sacre): orecchie, narici, ombelico, ano e genitali. È prevista anche l’applicazione di una goccia di olio su di un importante punto posto sulla sommità della testa chiamato Brahmarandra (la porta di Brahma) questa azione porta chiarezza mentale e tranquillità.
Fare poi una doccia o un bagno per rimuovere l’eccesso di olio.

È utile bere un bicchiere di acqua calda o tiepida per stimolare i riflessi gastrointestinali che facilitano l’evacuazione. Evacuare la mattina è molto importante per evitare un eccesso di Kapha e pesantezza durante la giornata.

Una volta terminate le pratiche igieniche si può fare colazione. La colazione dovrebbe essere leggera e consumata prima delle 8.
Dopodiché ci si può dedicare alle attività del mattino.

Il pranzo

L’orario ideale per il pranzo è tra le 12 e le 13, momento in cui Pitta prevale nell’ambiente ed il nostro potere digestivo è al suo massimo. In Ayurveda il pranzo è considerato il pasto più importante, deve essere abbondante e completo.
Il pranzo va consumato in un luogo confortevole, stando seduti e con un atteggiamento di calma e gratitudine. Ogni pensiero negativo, rabbia o mangiare di fretta andrà ad influenzare negativamente la digestione e l’assimilazione dei nutrienti.

Dopo pranzo è opportuno fare una passeggiata breve, almeno 100 passi, come riportano i testi classici antichi, per favorire la digestione.

Pomeriggio

Tra le 14 e le 18 dominano le qualità di Vata, in questa fascia oraria ci si dedica al lavoro, allo studio e all’attività fisica.

Nel tardo pomeriggio ci si può dedicare alle pratiche per scaricare le tensioni accumulate durante la giornata come lo yoga, pranayama e meditazione.

La cena

L’ayurveda prevede che la cena sia consumata abbastanza presto, non più tardi delle 19, e che il pasto sia leggero e di facile digestione.
Dopodiché ci si prepara al sonno.
Fino alle 22 è consigliato dedicarsi ad attività rilassanti, spegnere tv e cellulare ed evitare tutte le azioni che potrebbero sovra-stimolare la mente.

Il sonno

È indicato coricarsi entro le 22, orario in cui kapha è ancora dominante con le sue qualità di pesantezza e lentezza, questo ci consente di sfruttare al meglio queste qualità per favorire un buon sonno ristoratore.
Per rilassare il corpo e migliorare la qualità del sonno, prima di andare a dormire si può fare un bel bagno caldo oppure massaggiare i piedi con olio di sesamo caldo.

E dopo la notte…. ricomincia un’altra giornata in armonia con le qualità della natura!

Per avvicinarsi a queste pratiche il mio consiglio è quello di inserire un’azione per volta (una a settimana o anche più) dando modo al corpo di creare delle piccole abitudini e consolidarle nel tempo.

Per gli acquisti: Ayurvedic Point dispone di un kit dedicato al dinacharya, potete contattarli direttamente per poterlo acquistare e avere tutte le informazioni.

 

Federica Vallé – Tecnico in Āyurveda certificato FAC. Porto avanti la mia passione lavorando con i trattamenti ayurvedici, consulenze e stile di vita. Mi tengo in costante aggiornamento frequentando corsi, seminari e ritiri (in presenza e online) sia in Italia che in India

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www.federicavalleayurveda.com/
Fedi Ayurveda

Dall’unione dei muscoli iliaco e grande psoas nasce il muscolo ileo-psoas, struttura filogeneticamente molto antica, a cui viene dato l’appellativo di muscolo dell’anima per le relazioni che contrae con il plesso celiaco (o plesso solare), stazione neuro-vegetativa di integrazione delle risposte ed attività dei visceri e molto altro…

L’ileo-psoas agisce come muscolo tonico posturale. Composto prevalentemente da fibre muscolari di tipo I, rosse, ricche in emoglobina, ha un ruolo di stabilizzatore della nostra postura, tenendo fissa la colonna nelle varie posizioni che assumiamo. Possiamo affermare che ha un’attitudine stakanovista, in quanto rimane attivo per la maggior parte della giornata. Ecco, quindi, che se la nostra quotidianità è fatta di momenti in cui stiamo prevalentemente seduti è bene ricordarsi di dare spazio all’allungamento di questa struttura, che tende facilmente ad irrigidirsi, con conseguenze meccaniche per le strutture anatomiche a lui connesse.

Il rachide ha la capacità insita di reagire alla forza di gravità grazie alla fisiologica curvatura in cui cifosi e lordosi si alternano per garantire flessibilità e resistenza in risposta alle pressioni verticali. Un’alterazione di queste curve porta ad una perdita della capacità di adattamento di tutto il nostro corpo. Una minore resilienza vertebrale ci rende più vulnerabili alla possibilità di traumatismi articolari o muscolari ed anche a patologie sia dell’apparato muscolo-scheletrico che viscerale.

Nella sua porzione superiore il grande psoas si aggancia alla giunzione toraco-lombare T12-L1 (costituita dall’ultima vertebrale dorsale e dalla prima lombare) dove si fonde con i pilastri inferiori del diaframma determinando l’unione della funzione respiratoria a quella deambulatoria, in quanto la porzione inferiore dell’ileo-psoas si aggancia al piccolo trocantere del femore. Una fisiologica mobilità di questo passaggio è essenziale anche per il libero scorrimento della linfa dell’arto inferiore e dell’addome, che viene raccolta dalla cisterna del chilo, stazione linfatica posta anteriormente ad esso

                                                                                                                                                                                                                   L’altra funzione principale dell’ileo-psoas è quella di flettere la coscia sul bacino e la colonna sulla coscia. Il muscolo iliaco, inoltre, ha anche la funzione di anti-vertere il bacino, cioè di farlo ruotare in avanti. Possiamo, quindi,  comprendere come una sua buona elasticità sia di fondamentale importanza per la salute della curva lombare e dell’articolazione dell’anca. Una rigidità, invece, può mantenere nel tempo il bacino in antiversione ed andare a creare maggiore stress sul passaggio lombo-sacrale (L5-S1), zona della colonna maggiormente soggetta a sintomatologia dolorosa (come mal di schiena) e ad alterazioni disco-vertebrali, quali discopatie, protrusioni fino al quadro clinico dell’ernia o degenerazione artrosica dell’unità vertebrale. Un ileo-psoas armonico si occupa di mantenere la congruità di questo passaggio, che è una delle chiavi della deambulazione bipede rispetto a quella in quadrupedia.

Tra i ventri muscolari dell’iliaco e dello psoas scorrono i nervi che si occupano dell’innervazione motoria e sensitiva dell’arto inferiore. Se, quindi, l’ileo-psoas si trova in uno stato di tensione, può insorgere una ‘’sindrome da incarceramento’’ meccanico, in cui il nervo viene compresso ed il risultato è che si possono avere dei sintomi fastidiosi all’arto inferiore imputabili al suo stato di contrattura cronica. Per fare un esempio pratico citiamo il nervo femorale, il quale scorre tra i due ventri di iliaco e grande psoas portando innervazione al muscolo sartorio, che si inserisce sulla parte mediale del ginocchio. Se il nervo sarà intrappolato da uno psoas troppo rigido, potrò avere dolore alla parte interna del ginocchio pensando che sia quest’ultimo a causarmi il problema. Intima è anche la connessione tra questo muscolo, l’arteria e la vena iliaca esterna, dai quali dipende l’irrorazione sanguigna dell’arto inferiore. Ancora, quindi, un buon sistema di nutrimento e drenaggio sarà relazionato anche ad una buona elasticità dell’ileo-psoas. 

Abbiamo accennato precedentemente alla relazione tra ileo-psoas e diaframma toracico. Se la persona è un abituale respiratore orale (cioè respira con la bocca e non con il naso) oppure utilizza maggiormente una respirazione toracica (come nei soggetti fumatori), la funzione e la qualità dell’ileo-psoas vengono inficiate a causa della limitata mobilità ed escursione diaframmatica. Mal di schiena, male al collo, dolore alla spalla o all’anca, i sintomi di un tale squilibrio possono essere i più svariati per le infinità di strutture che vengono coinvolte e la personale risposta. Non solo. Una buona respirazione è specchio di una buona salute generale, così come una buona salute è favorita dal libero scorrimento delle nostre acque interne (vascolari, linfatiche ed emozionali) ed è grazie al lavoro di pompage del diaframma che questo è possibile. L’azione diaframmatica permette la stimolazione di particolari recettori che si occupano dell’interocezione, ossia la consapevolezza della condizione corporea interna. Un respiro libero si può tradurre anche come una buona capacità di sentirsi, ascoltarsi e rispondere alle proprie necessità biologiche ed emozionali.

L’ultima connessione anatomica interessante è quella ileo-psoas e fascia renale, il tessuto connettivo che delimita la loggia, in cui si accomodano reni e surreni, dove il muscolo ne è il binario di scorrimento entro il quale si muovono i reni durante gli atti respiratori. In gergo osteopatico si può parlare di rene ‘’siderato’’, ossia fisso, che ha perso la sua libertà di movimento, dove il drenaggio risulta difficoltoso e si possono instaurare situazioni come ad esempio la calcolosi renale. La stessa fascia renale ha un collegamento con la fascia diaframmatica ed i corpi vertebrali della zona, venendo così a creare un’unità tra: psoas, diaframma e rene. Da questa sinergia anatomica e funzionale risulta importante comprendere come soprattutto le problematiche di gestione emotiva possano influenzarne la con conseguenze generali su tutto il corpo. Situazioni di forte stress ci portano a limitare, se non a bloccare l’escursione diaframmatica. Respiriamo meno, l’ileo psoas si irrigidisce e di conseguenza anche i nostri reni si congelano. Non solo conseguenze biomeccaniche, ma con l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) o asse dello stress ed il rilascio continuo di cortisolo le ripercussioni sono sistemiche, tra cui la più generale è l’incapacità del nostro sistema di mediare e regolare l’attività infiammatoria. Può nascere così un circolo vizioso che è bene interrompere per evitare di passare da un quadro di para-fisiologica ad uno di patologia manifesta, in quanto la sua attivazione protratta ci espone alla possibilità di sviluppare patologie quali glaucoma, alterazioni della pressione arteriosa, disordini autoimmuni, difficoltà di interazione sociale, fibromialgia etc. 

Per scoprire se l’ileo-psoas è retratto si può eseguire un test semplice e veloce: il test di Thomas. Sdraiati supino e porta entrambe le ginocchia al limite del letto. Ora, avvicina la coscia destra al petto e lascia penzolare la gamba sx fuori dal letto. Osserva cosa succede alla tua coscia sinistra. Se quest’ultima si solleva può star a significare che il tuo psoas non è del tutto elastico. 

Ed ecco un’ultima considerazione importante. Nelle situazioni in cui c’è una debolezza del cilindro addomino-pelvico è facile che anche lo psoas si trovi in retrazione e, quindi, è importante sostenere, rinforzare ed allungare la muscolatura che contribuisce a mantenere la nostra core-stability: diaframma toracico e pelvico, muscolatura addominale e muscolatura profonda del dorso. Fondamentale per la salute del muscolo ileo-psoas, data la sua inserzione sul piccolo trocantere del femore, sarà il lavoro di mobilità e stretching di tutta la regione dell’anca, che andrà a coinvolgere la muscolatura flessoria, adduttoria, abduttoria ed estensoria che si inserisce sull’arto inferiore. 

Per concludere, un ileo-psoas elastico, libero di assolvere alle sue funzioni, contribuisce alla salute generale del nostro sistema fisico e più in profondità della nostra anima. 

 

Per approfondire leggi l’articolo: DIAFRAMMA centro di vita

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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Oggi ho deciso di condividere con voi un po’ di pratica.

Ho pensato che, considerato il particolare periodo che stiamo vivendo durante il quale non vi posso incontrare fisicamente per massaggiarvi i piedini, sarebbe bello condividere con voi alcune manovre da utilizzare per l’automassaggio o per massaggiare i piedi di chi vive con voi!

Premetto che in questo articolo utilizzerò un linguaggio semplicissimo, evitando tecnicismi e approfondimenti troppo teorici, rispettando il mio intento iniziale che è quello di invogliarvi ad agire subito!

Il momento migliore per eseguire un massaggio plantare è il tardo pomeriggio, o comunque lontano dai pasti per non intralciare la digestione.

Prima di tutto preparatevi un buon tè verde: lo dovrete bere a piccoli sorsi da qui in avanti (se siete voi a fare il massaggio a qualcuno, preparatene due tazze!), questo aiuterà l’azione drenante e purificante del massaggio.

Successivamente, portandovi il tè verde con voi, scaldate e rilassate i piedi con un pediluvio. Se non avete nulla in casa in questo momento, sono sufficienti acqua calda e comune sale da cucina. L’acqua deve essere calda al punto da arrossare un po’ i piedi, ma non deve scottare! Il pediluvio, oltre a preparare i piedi a ricevere tutti i benefici del massaggio, aumenta la circolazione e schiarisce la mente. Fateci caso!

Eseguite altri semplici rituali per rendere confortevole la stanza o l’ambiente dove vi dedicherete al massaggio e qui potete dare libero sfogo alla fantasia! Io vi do alcuni consigli:

  • Aprite la finestra della stanza prima di iniziare in modo da far entrate aria fresca;
  • Bruciate un incenso, il palo santo o diffondete delle essenze (se avete bisogno di energia e tono preferite limone o arancio, se avete bisogno di rilassarvi usate la lavanda);
  • Mettete della musica tranquilla in sottofondo, l’ideale sarebbe il suono dell’acqua che scorre.   

Se non avete tanto tempo a vostra disposizione potete saltare i passaggi precedenti e partire da qui.

Avevo detto che non avrei usato particolari tecnicismi, ma mi sbagliavo! Le indicazioni che seguono sono importanti per eseguire un massaggio efficace e corretto, per questo mi sono sentita in dovere di riportarle.

• Se eseguite il massaggio a qualcuno, il massaggiato deve sdraiarsi a pancia in su; sarebbe opportuno mettere una coperta arrotolata sotto le sue ginocchia. Se eseguite un automassaggio posizionatevi seduti a gambe incrociate.

• Se siete maschi o se dovete fare il massaggio ad un maschio iniziate sempre dal piede sinistro per poi procedere con le stesse manovre sul destro; viceversa, per le donne iniziate il massaggio dal piede destro e poi passate al sinistro.

• La mano che massaggia deve essere la mano destra quando massaggiate il piede destro e la mano sinistra quando massaggiate il piede sinistro; in caso di automassaggio non è sempre possibile, dunque usate la mano con cui siete più comodi.

• La mano libera che non massaggia deve sempre sostenere il piede: dovete quindi eseguire una controspinta rispetto all’azione della mano attiva che massaggia (esempio: figura 1). In caso di automassaggio non è sempre fattibile essere comodi: evitate le manovre in cui sentite eccessiva scomodità o le vostre articolazioni soffrono!

Figura 1

• Cercate di mantenere la schiena dritta, il collo allineato (non piegate la testa in avanti o lateralmente) e le spalle basse.

• Di seguito, nel descrivere le manovre, quando specifico le ripetizioni di tre, se voleste andare avanti a fare più ripetizioni eseguitele sempre per multipli di tre (quindi tre, sei, nove volte ecc.).

• Cercate di mantenervi tranquilli e concentrati per tutta la durata del massaggio; quando notate che vi siete persi nei pensieri tornate al momento presente connettendovi al vostro respiro.

• Se ricevete il massaggio, non dovete fare nulla! Siate fiduciosi, disponibili e lasciate andare ogni tensione.

Non preoccupatevi se vi confondete o non riuscite a tenere mente tutto! Se vi appassionerete, vedrete che con il tempo vi verrà automatico.

Procediamo!

  • Unite i palmi delle mani davanti al viso e sfregateli uno contro l’altro per richiamarvi energia e calore;
  • Con i palmi delle mani sfregate tutte le parti del piede: dorso, pianta, lato interno ed esterno, dita, tallone, malleoli e collo del piede;
  • Con il palmo della mano sfregate la punta delle dita del piede (questo ha effetto tranquillizzante ed è utile in caso di “cerchio alla testa”);
  • Schiaffeggiate tutte le parti del piede (utile per la circolazione: lo schiaffo scalda i piedi e secondo gli antichi maestri cinesi avere i piedi caldi significa avere testa fresca e quindi buona salute);
  • Con le punte delle dita delle mani unite (vedi figura 2) picchiettate tutte le parti del piede anche dove si sentono le ossa (evitate questa manovra sulle persone anziane);

    Figura 2

  • Soffermatevi sulle parti carnose del piede e “spremetele” con entrambe le mani;
  • Appoggiate una mano sul collo del piede e con l’altra movimentate la caviglia ruotando il piede tre volte in senso antiorario e tre volte in senso orario, cercate di arrivare alla massima ampiezza di rotazione consentita dalle articolazioni;
  • Appoggiate una mano sul collo del piede e con l’altra movimentate la caviglia flettendo il piede in avanti (verso il pavimento) e indietro (verso il volto) per tre volte;
  • Posizionate il pollice della mano o la punta di entrambi i pollici nella fossetta del punto diaframma (vedi figura 3): premete aumentando gradualmente la pressione durante l’espiro e allentate la pressione all’inspiro, ripetete più volte (utilissimo in caso di ansia, agitazione, peso sullo stomaco);

    Figura 3

  • Con il bordo esterno del palmo della mano (vedi figura 4) sfregate la linea orizzontale di attacco delle dita alla pianta del piede in un verso e nell’altro, ripetete più volte (utile in caso di vertigini, capogiri, cefalea, nervosismo, tensione o dolore al collo);   

    Figura 4

  • Con il bordo esterno del palmo della mano (vedi figura 4) sfregate la linea verticale mediana della pianta del piede (vedi linea nella figura 5) in giù e in su più volte (utile in caso di ansia, agitazione, insonnia, ipertensione);

    Figura 5

  • Con le nocche delle dita della mano chiusa leggermente a pugno (vedi figura 6) sfregate in giù e in su tutta la pianta del piede, ripetete più volte (questo ha effetto rivitalizzante per tutti gli organi interni);

    Figura 6

  • Con la punta del pollice e dell’indice della mano pinzate i lati del tendine d’Achille su tutta la sua lunghezza dall’attaccatura al tallone fino a dove inizia il polpaccio e tornate indietro, potete ripetere più volte (ha effetto sulla schiena e rilassa la tensione muscolare delle spalle. Funge da “elisir di lunga vita”: gli antichi taoisti dicevano che per garantire una lunga vita bisognava massaggiare il tendine d’Achille!);

Le manovre per il mal di testa e i disturbi di occhi, orecchie, naso, bocca

Le manovre seguenti, che interessano le dita dei piedi, sono utili in caso di mal di testa e per tutti i disturbi legati a occhi, orecchie, naso, bocca.

  • Flettete in su e in giù tutte le dita del piede contemporaneamente mantenendo il piede fermo (vedi figura 7);

    Figura 7

  • Tenete fermo il piede con una mano appoggiandola sul dorso appena sotto le dita, con l’indice, il medio e il pollice dell’altra mano ruotate ciascun dito del piede tre volte in senso antiorario e tre volte in senso orario;
  • Con la punta del pollice e dell’indice della mano pizzicate per tre volte il polpastrello di ciascun dito del piede come per volerne far uscire qualcosa;
  • Con la punta del pollice e dell’indice della mano pinzate per tre volte ai lati di ciascun dito del piede su tre livelli in lunghezza: ai lati dell’unghia, a metà della lunghezza del dito, alla base del dito (ovvero all’attaccatura del dito alla pianta);
  • Con l’unghia del mignolo o del pollice disegnate una croce sulla punta delle dita dei piedi (questa manovra si chiama “sveglia testa” ed è utile per aumentare la concentrazione, la memoria e l’attenzione)
  • Per concludere, ripetete gli sfregamenti di tutte le parti del piede;
  • Sdraiatevi a pancia in su per qualche minuto (anche se avete effettuato il massaggio a qualcun altro) e respirate profondamente; poi giratevi su un fianco e, aiutandovi con le mani che respingono il pavimento, sollevatevi lentamente. Sollevatevi in questo modo anche nel caso abbiate ricevuto il massaggio.

Al termine del massaggio ricordatevi, come consueta norma igienica, di lavare le mani e, per scaricarvi energeticamente, tenete le mani e gli avambracci sotto l’acqua fresca per un paio di minuti.

Sono sicura che adesso i vostri piedi saranno felicissimi!

Ricordatevi sempre di voler bene ai vostri piedi e di prendervene cura.

I piedi sono le vostre fondamenta, le vostre radici, e vi portano ovunque vogliate.

Per qualsiasi domanda o chiarimento sono a vostra disposizione!

Paola

 

Paola Colafabio Operatrice Professionale di Riflessologia Plantare Cinese – Metodo On Zon Su ®  Amo tutto ciò che fa bene al corpo, alla mente e allo spirito!

Per sedute individuali o maggiori informazioni contattami:

3200710276
paolacolafabio@gmail.com

Cari Yogis,

bentornati al nostro appuntamento #foodforyogis. Stiamo vedendo la luce in fondo al tunnel di questo periodo difficile: finalmente potremo godere appieno delle giornate, che si sono allungate e che ci regalano sole e brezza primaverile.

Ecco perché ho pensato di dedicare questo appuntamento alle carote! Dopo essere stati per mesi per lo più chiusi in casa e con una vita sedentaria, ora abbiamo bisogno di stare più leggeri e fare il pieno di vitamine.

Le carote infatti sono ricche di vitamine A e C, e betacarotene, un potente antiossidante che aiuta a mantenere la pelle più elastica. Hanno un effetto fotoprotettivo, ma allo stesso tempo favoriscono l’abbronzatura. Sono inoltre ricche di fibre, ma povere di calorie. Quindi facciamone il pieno!

Ecco i piatti che ho pensato per voi:

Hummus di carote

INGREDIENTI:

  • 400gr carote
  • 130gr ceci già cotti
  • 40gr mandorle pelate
  • tahin
  • succo di limone
  • olio evo
  • sale
  • pepe

PREPARAZIONE:

Mondate le carote, tagliatele a tocchetti e cuocetele al vapore o in acqua bollente per ca.15 minuti, finché saranno morbide. Lasciatele raffreddare.

In un mixer mettete ceci, carote, mandorle, aglio (facoltativo), un cucchiaio di tahin, un cucchiaio di succo di limone e un cucchiaio d’olio evo. Frullate il tutto fino a ottenere una crema omogenea e aggiustate di sale e pepe. Se il composto risultasse troppo denso, aggiungete dell’acqua.

Come usare questo hummus? Come tutte le altre versioni, che abbiamo visto: con verdure crude in stile aperitivo, spalmate su delle fette di pane con l’aggiunta di qualche foglia di spinacino e semi a piacere, nei tramezzini, ecc…

Risotto carote e salvia

Passiamo a questo risotto con cui ho conquistato anche nonna e suocera, che sono ancora un po’ scettiche sulla mia alimentazione vegetale. Provare per credere!  

INGREDIENTI:

  • 150gr riso
  • 150gr carote
  • 1 cipolla bionda
  • salvia
  • curcuma
  • olio evo
  • brodo vegetale

PREPARAZIONE:

Preparate il brodo vegetale: mettete in un pentolino un litro d’acqua e un dado e portate lentamente ad ebollizione e tenetelo poi in caldo.

Mondate le carote e tagliatele a dadini. A parte tritate a dadini la cipolla e la salvia.

In una pentola fate rosolare un paio di minuti la cipolla e la salvia con olio evo e curcuma. Aggiungete poi le carote e fate cuocere il tutto per qualche minuto, sempre a fuoco moderato, per far insaporire le verdure.

Unite al soffritto il riso e fatelo tostare per 2 minuti, sfumandolo con vino bianco (facoltativo). Fate cuocere il riso unendo il brodo vegetale caldo man mano che verrà assorbito.

A fine cottura aggiungete un filo d’olio, poi alzate la fiamma e mescolate energicamente per un paio di minuti in modo da mantecare il riso. Spegnete la fiamma e lasciate riposare qualche minuto e poi servite.

Tocco finale: servite il riso con delle foglie di salvia fritta. Per la ricetta super easy e leggera, scrivetemi!

Pasta carote e funghi

INGREDIENTI:

  • pasta integrale o di farro
  • carote 
  • funghi porcini
  • cipolla
  • olio evo
  • sale

PREPARAZIONE:

Di questo periodo funghi freschi non se ne trovano (a meno che siate così fortunati da averli in freezer), quindi fate rinvenire i funghi porcini mettendoli in ammollo in acqua tiepida per circa mezz’ora.

Tagliate a dadini la cipolla e carote e rosolateli con un filo d’olio per qualche minuto a fiamma moderata, mescolando spesso per evitare che attacchino al fondo della pentola. Aggiungete poi i funghi con un po’ della loro acqua e fate cuocere. Quando sono pronti, spegnete e tenete da parte (l’acqua dovrà essersi assorbita e le verdure dovranno essere cotte, ma ancora croccanti).

Nel frattempo cuocete la pasta, quando è pronta, scolatela e unitela al condimento di carote e funghi. Et voilà!

Io la amo così, ma chi, come il mio compagno, non sarebbe soddisfatto, può aggiungere del ragù di soia o di lenticchie, in cui, vi ricordo, le carote sono onnipresenti.

Polpette di carote

INGREDIENTI:

  • carote
  • ceci
  • 1 cipolla bionda piccola
  • 1 panino raffermo
  • curry
  • olio evo
  • sale

PREPARAZIONE:

Mondate le carote e tagliatele a dadini. In una padella fate rosolare con olio evo la cipolla tritata e le carote. Aggiungete infine i ceci già cotti e il curry, e fate cuocere per una decina di minuti a fuoco moderato. 

In un mixer tritate il panino raffermo e poi unite le carote e i ceci (lasciate che si raffreddino un po’ prima di unirli). Frullate quindi il tutto, assaggiate il composto e regolate di sale.

Formate delle polpette e adagiatele su una teglia ricoperta con carta da forno. Cuocete in forno già caldo a 180° per 15/20 minuti fino a quando risulteranno dorate.

Se non avete voglia di accendere il forno, potete far rosolare le polpette in una padella con un filo d’olio.

Attenzione: se il composto vi risulta troppo umido, potete passare le polpette nella farina di ceci o in altro pangrattato prima di cuocerle.

Torta di carote

Ed ecco, il dolce. Questa torta va benissimo per la colazione, in puro stile “camille”, ma meglio!  Io la adoro.

INGREDIENTI:

  • 400gr di carote
  • 280gr di farina (per me di farro integrale)
  • 100gr di mandorle pelate
  • 80gr di zucchero di canna
  • 1 arancia
  • 1 bustina di lievito vanigliato
  • 60ml di olio di semi di girasole
  • 250ml di latte di mandorle o vegetale

PREPARAZIONE:

In un mixer mettete le carote, precedentemente mondate e tagliate a tocchetti, frullate e trasferitele in una ciotola. Frullate ora finemente le mandorle e poi trasferitele nella ciotola con le carote.

Aggiungete alle carote e alle mandorle tutti gli ingredienti secchi (farina, lievito, zucchero) e mescolate. Unite in ultimo anche il latte di mandorle, la spremuta e anche la scorza grattugiata finemente, l’olio e amalgamate il tutto.

Versate l’impasto in una tortiera foderata con carta da forno e cuocete in forno a 180° per 50 minuti. Prima di spegnere e togliere la torta dal forno, fate la prova dello stecchino. Lasciate raffreddare la torta prima di servirla.

Ps. A volte sostituisco le mandorle con i pistacchi, buonissima! Oppure ho pensato che si potrebbe fare anche con il cocco, ma non l’ho mai provata, perché non amo i dolci col cocco. Il cocco lo mangio solo al naturale. Se provate, fatemi sapere, come viene!

 

Lara Salacucina a sentimento perché non peso, non doso, ma provo, assaggio e ritocco mentre cucino.

Yogini da qualche anno, grazie a Michela che mi ha fatto innamorare di questa disciplina e che ogni tanto cerco di corrompere con qualche esperimento culinario. 😉 Vegetariana, amo mangiare, ma amo altrettanto cucinare per me e per i miei cari ed amici. 

Spero di “soddisfare” i vostri palati e di farvi scoprire che cambiare alimentazione non è assolutamente limitativo, anzi c’è tutto un mondo da scoprire! Ancora oggi, dopo quasi dieci anni di vegetarianesimo, non sono caduta nella monotonia in cucina.

Vi chiedo di seguire le ricette, ma di seguire anche il vostro istinto e le vostre papille, sperimentando! Io sarò assolutamente felice di sentire le vostre opinioni e vedere le vostre rivisitazioni. 

Vuoi chiedermi qualcosa? Ecco come metterti in contatto con me:

Lara Sala

Lara Sala

Oggi donne scrivo un articolo diverso dagli altri. In questo momento di blocco, le riflessioni che ci dobbiamo porre in primis sono sulla volontà o meno di continuare con la tipologia di società capitalista che governa il nostro tempo e lo scorrere della nostra vita. Ci possiamo definire libere e liberi fino ad un certo punto. Credo fortemente che sia giunto il momento di smettere di vivere in una società basata su un’economia in cui vengono creati degli illusori bisogni. Possiamo liberarci di questi ed invertire noi stessi il flusso economico, ricreando una realtà in cui la semplicità e l’essenzialità stanno alla base della piramide.

Perché questa introduzione se nel titolo c’è scritto vagina?

Perché una delle scelte che possiamo fare noi donne è quella di informarci su cosa utilizziamo per “contenere” il sangue nei giorni del flusso. Già contenere è un termine che un pò mi fa rabbrividire. È importante fare questo passo se contiamo che più o meno la nostra vita è caratterizzata da 400 cicli, ossia 2400 giorni in cui perdiamo sangue mestruale.

Come i pannolini usa e getta per i bambini, gli assorbenti che noi utilizziamo sono altamente inquinanti tanto che “in un anno vengono gettati 45 miliardi di assorbenti, un volume tale che se li si allineasse, coprirebbero la distanza fra le terra e il sole.” [1]

Facciamo attenzione perché non sono solo terribilmente nocivi per l’ambiente che ci sta attorno (che comunque dovrebbe farci drizzare le orecchie, visto che la maggior parte delle patologie è correlata allo stato di inquinamento ambientale), ma sono dei veleni per la nostra flora vaginale. Da molteplici studi si è visto, infatti, come gli assorbenti che troviamo negli scaffali dei centri commerciali siano impregnati di: il famosissimo glifosato, diossina,  idrossitoluene butilato, pesticidi, erbicidi… Questi per citarne solo alcuni, poiché in alcune ricerche è risultato che le sostanze tossiche e cancerogene presenti negli assorbenti vadano dalle 20 alle 30. In sintesi, tutte sostanze che vengono definite come interferenti endocrini, ossia sostanze esogene che competono con l’azione fisiologica dei nostri ormoni. È come se queste prendessero il posto dei nostri ormoni che ad esempio si devono occupare della maturazione dell’ovulo, ma essendo chimiche, il corpo non può riconoscere questo messaggio e manda, quindi, un messaggio totalmente differente, intaccando così la risposta normale del nostro organismo. E interferente negli assorbenti, interferenti nel cibo, interferente nello shampoo, nel dentifricio, nei detersivi, nei vestiti… come può il nostro organismo lavorare in condizioni di salute, se per di più gli facciamo respirare aria inquinata?

Ma come è possibile, mi chiedo, che degli oggetti che vengono a contatto con la porta della vita, siano inquinati da sostanze che ci possono far seriamente ammalare?

Le risposte sono due.

La prima, quasi inflazionata oserei dire, è che la produzione commerciale di assorbenti esterni e tamponi è gestita principalmente da tre grandi multinazionali: Procter&Gamble,  Johnson&Johnson e Kimberly-Clark. Prendiamo ad esempio l’azienda Procter&Gamble, insieme al marchio Tampax, di cui è diventata proprietaria nel 2011. Questa commercializza anche i pannolini Pampers, i detersivi Ariel, Dash, Mastro Lindo, Febreze, Lenor e Ace, Pantene, Head&Shoulders, Oral B, insomma altri marchi di cui i componenti sono tossici, basta ormai informarsi sulla composizione INCI (international nomenclature of cosmetic ingredients) per capire le schifezze che ci mettono dentro. [2]

La seconda risposta alla domanda soprastante, forse la più sconcertante tra le due, ma non meno sorprendente, è che gli assorbenti non sono sottoposti a nessun controllo sanitario né tanto meno ai controlli a cui viene sottoposta l’industria cosmetica.

Quindi, la nostra salute femminile è commercializzata a seconda di quale sia il profitto più alto a minor dispendio economico per chi commercializza. E chi ne fa le spese di tutto questo è la nostra vagina, all’interno della quale l’equilibrio è molto delicato. La nostra flora vaginale, infatti, viene intaccata da queste sostanze tossiche facilitando così l’insorgenza di patologie nella vagina stessa, nell’utero, insomma in tutto il nostro apparato.

Quindi, quale la soluzione? A mio parere è ora che prendiamo in mano la situazione, è ora che tutti noi ci prendiamo la nostra parte di responsabilità nelle scelte quotidiane riguardo alimentazione e beni di altri consumi. Noi donne in questo abbiamo anche una parte di responsabilità in più nella scelta di cosa comprare durante i nostri giorni rossi.

Che alternative abbiamo rispetto agli assorbenti chimici?

  1. La coppetta mestruale. Ormai conosciutissima, è un metodo che ci permette di raccogliere il sangue, di osservarlo, di donarlo. C’è un però. Non è adatta a tutte le vagine. Ci sono vagine che si rifiutano di essere ospiti di un aggeggino di gomma che rimane a contatto con le pareti,
  2. Gli assorbenti in cotone biologico (ricordatevi di verificare la trasparenza dell’azienda produttrice). Possono essere dei validi sostituti rispetto a quelli chimici. Di sicuro tutelano di più la nostra flora vaginale, ma rimane il problema dell’eco-sostenibilità, tra lo scarto dell’assorbente stesso, dell’involucro e della confezione complessiva, purtroppo l’impatto ambientale è forte,
  3. Le mutande assorbenti. Queste per me sono state davvero una scoperta sensazionale. Sono mutande, stile culottes normalissime (anche abbastanza gradevoli alla vista) con una parte assorbente che va dalla zona anteriore del pube alla zona posteriore del sacro. Le indossi e puoi mestruare in completa libertà. Quasi come facevano una volta. Nelle campagne, ad esempio, era usuale tra le donne del popolo lasciar colare il flusso liberamente oppure era comune utilizzare dei panni, che derivavano da scarti di stoffa o lenzuola che venivano cuciti, utilizzati durante i giorni del sangue e poi lavati, 
  4. Gli assorbenti lavabili. Stessa cosa per le mutandine assorbenti. Li si utilizza e poi li si lavano,
  5.  La spugna marina riutilizzabile. È una vera e propria spugna, un organismo vivo, che dicono venga raccolta a fine vita. La si introduce in vagina e questa assorbe il nostro flusso.

Ho scoperto, ma non ancora sperimentato, di un metodo che si chiama “flusso istintivo libero”, mi è parso molto interessante e vorrei condividerlo. La metodica consiste nella capacità attraverso una dolce e delicata contrazione del perineo di trattenere il sangue mestruale in vagina e liberarlo quando si va in bagno come per fare pipì. Mi ha affascinato molto sapere che alcune donne riescano ad essere così in contatto con il proprio corpo, con la possibilità di essere totalmente libere da contenzioni. E mi affascina anche la possibilità di metterci a

lla prova con quello che proviamo nel lasciare fluire liberamente il sangue sul nostro corpo, vedere cosa si scatena in noi, quali le sensazioni, i pensieri, i pre-concetti. Sentire cosa il reale contatto fluido-corpo porti a galla.

Per concludere, di alternative ce ne sono tantissime, di tutti i tipi a seconda delle esigenze. Credo sia importante riflettere su che tipo di mercato vogliamo alimentare con le nostre scelte femminili, se un mercato che ci suggerisce di nascondere le mestruazioni attraverso l’uso di tamponi interni chimici o che vuole inquinare ciò che di più sacro abbiamo attraverso la produzione di assorbenti esterni chimici oppure se vogliamo essere parte di un cambio di paradigma e di visione, accettando e celebrando ciò di cui siamo portatrici: sangue di vita e sangue di morte.

Vi lascio con le parole dell’autrice del libro “Questo è  il mio sangue”, Elise Thiébaut, che mi hanno ispirata:

Forse è giunta l’ora di riprendere il potere sulle nostre vite e riabilitare il sangue mestruale creando le nostre regole. Perché non fondare una cooperativa transnazionale in cui le donne possano discutere insieme delle priorità da dare alla ricerca, organizzarsi per fare pressione sui produttori di protezione igieniche, e condividere le informazioni, il sapere e le esperienze sulle mestruazioni?

…Prima che gli speculatori di ogni sorta assumano definitivamente il controllo delle nostre cellule, dei nostri corpi, dei nostri desideri e dei nostri destini, è arrivato il momento di ricollocare l’umanità al centro delle nostre vite mestruali. Questa sarà forse la prima rivoluzione al tempo stesso sanguinosa e pacifica. Ma potrebbe essere, chissà, la madre di tutte le battagli e future per l’emancipazione delle donne e degli uomini.

 

[1] Jessica Gitsham, addetta alla comunicazione azienda Natracare

[2] ‘’Questo è il mio sangue. Manifesto tabù contro le mestruazioni’’ Elise Thiébaut

 

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

366 3402454
val.vavassori@gmail.com
www.valentinavavassoriosteopata.com
osteopatia-Valentina Vavassori

Come funziona la riflessologia plantare?

Credo che questa sia la prima domanda che sorge spontanea nella testa di chiunque senta parlare di questo tipo di massaggio.

La riflessologia plantare si basa sull’assunto che nel piede (microcosmo) sia rappresentato tutto il corpo umano (macrocosmo).

Sul dorso e sulla pianta del piede, dunque, sono individuabili specifici punti o aree che rappresentano tutte le parti del corpo e che possono essere stimolate attraverso una digito-pressione sui punti/aree del piede corrispondenti.

Lo stimolo provocato dalla digito-pressione viene veicolato principalmente attraverso il sistema nervoso periferico e centrale che collega le parti periferiche del corpo (tra cui i piedi) al midollo spinale e all’encefalo i quali, a loro volta, innervano tutto l’organismo.

Oltre al sistema nervoso, le manovre della riflessologia attivano anche il sistema cardio vascolare, il sistema linfatico, il tessuto connettivo, la pelle, i muscoli, la struttura ossea e i meridiani (i canali attraverso i quali si muove l’energia nel nostro corpo, secondo la medicina tradizionale cinese) che contribuiscono sinergicamente alla trasmissione degli “input” della digito-pressione plantare. 

Ecco come si spiega fisicamente il collegamento tra punto/area del piede e parte del corpo.

Ma c’è anche un’altra spiegazione molto più interessante e, per darvela, vi racconto una cosa che mi è successa quando frequentavo la scuola di riflessologia On Zon Su ®.

Al termine di ogni anno ci attendeva un esame di valutazione durante il quale presenziava il caposcuola, il Maestro Ming Wong C.Y.

Oltre alla prova scritta e pratica, dovevamo portare due relazioni e una domanda da porre al Maestro Ming.

Ogni giorno pensavo e ripensavo a cosa avrei potuto chiedere al Maestro Ming, ma in testa avevo il vuoto più totale.

Un giorno mi si accese la lampadina: lessi da qualche parte una citazione, in basso a destra c’era scritto “Proverbio cinese”.

Ecco! Avrei chiesto al Maestro Ming qual era il suo proverbio cinese preferito! (ragazzi, credetemi, non mi era venuta in mente una domanda migliore!!).

Il giorno dell’esame arrivò e porsi la mia domanda al caro Maestro Ming il quale mi rispose: “Il mio proverbio preferito è: FARE PER NON FARE!”

Rimasi qualche secondo senza parole, poi chiesi “Cosa significa?” e lui, con il suo sguardo dolce e sorridente, mi disse che avrei dovuto pensarci su.

Il mio cervello iniziò il suo lavorio mentale… Ma cosa voleva dire? Fare per non fare? Se faccio una cosa è perché la voglio fare, se faccio una cosa la sto facendo, è innegabile, come faccio a non farla?

Facevo veramente fatica a comprendere il significato del proverbio e i miei schemi mentali da occidentale non mi aiutavano di certo.

Un giorno, mentre leggevo un libro, capii.

Parlai a me stessa:
“Io faccio il massaggio, attraverso il quale do uno stimolo al corpo di chi sto massaggiando, ma lascio che sia l’intelligenza del corpo stesso ad agire come e dove c’è bisogno, in questo senso “non faccio”. Con le conoscenze che ho, so che manovre eseguire, su quale parte del piede e con quale dito della mano, ma non posso essere totalmente certa di come, dentro al corpo, il mio tocco verrà recepito e dove andrà a finire… lo posso solo immaginare in base a conoscenze teoriche che ho appreso. 
Il massaggio ha effetto su tutto il corpo, e il corpo sa dove farlo arrivare.”

Come nel Mondo e nella Natura hanno luogo processi di autoregolazione finalizzati all’equilibrio che sembrano guidati da una Forza saggia sulla quale non abbiamo controllo, così anche all’interno del corpo avvengono straordinari meccanismi di omeostasi che mirano al raggiungimento e al mantenimento di una condizione di benessere. Non bisogna fare altro che attivare questi meccanismi, e la riflessologia plantare funge da potente catalizzatore.

Possiamo vedere il massaggio del piede come l’incontro di due elementi aventi cariche energetiche opposte (lo Yin del piede del ricevente e lo Yang della mano del massaggiatore) il quale innesca una trasformazione, un movimento, un processo di circolazione delle energie che termina con l’equilibrio.

Quindi… Let it be!

Con umiltà e profondo rispetto lascio che tutto sia, lascio che tutto avvenga, tanto nel massaggio quanto nella vita.

 

Paola Colafabio Operatrice Professionale di Riflessologia Plantare Cinese – Metodo On Zon Su ®  Amo tutto ciò che fa bene al corpo, alla mente e allo spirito!

Per sedute individuali o maggiori informazioni contattami:

3200710276
paolacolafabio@gmail.com

Cari Yogis,

spero stiate tutti bene. Io devo essere sincera: sto bene, ma inizio ad essere un po’ stanca di questa nuova routine. Mi mancano molto le mie lunghe passeggiate immersa nella natura ( i 100mt iniziano davvero a starmi stretti) e mi mancano gli amici, vederli, abbracciarli e le nostre lunghe chiacchierate tra confidenze e risate.

Così mi sono un po’ persa nella malinconia e nella stanchezza e sono arrivata lunga con il menù di Pasquetta, che si è trasformato in un picnic. Ho pensato che anche se siamo reclusi in casa, possiamo comunque spezzare la routine, prendere una coperta, stenderla in terrazza, in giardino o, perché no, anche in casa, e goderci questo pasto in totale relax e in modo diverso dal solito.

Prima però prepariamo il menù.

Vi voglio talmente bene, che, benché io non brami particolarmente i dolci (li sostituirei sempre con un piatto di pasta!), ne ho preparati ben due, diversissimi tra loro, ma ugualmente gustosi. Un evergreen: la torta di mele! E uno sfizio, di cui vorrete mangiare persino l’impasto a crudo: i baci di dama!

Tramezzini tricolore

Non è un picnic senza panini o tramezzini. Ho aperto il frigorifero e con le verdure avanzate della settimana, ecco qui i nostri tramezzini tricolore. Con i tramezzini però potete davvero sbizzarrirvi e lasciare spazio alla creatività! Aspetto le foto delle vostre varianti!

INGREDIENTI:

  • pane a fette
  • avocado
  • basilico
  • verza
  • pomodorini
  • maionese

PREPARAZIONE:

Prendete le fette di pane e ricopritele con un leggero strato di maionese (per me quella fatta con l’olio di girasole). Componete quindi i tramezzini con fettine di avocado (verde), una foglia di verza (bianco) e i pomodorini (rosso). Et voilà, già pronti!

Quando li ho riposti nella scatola per il picnic, li ho spolverati con dei semi di papavero.

Passiamo ora ad un secondo versatile, facilissimo e velocissimo, non ci crederete!

Polpette di piselli

INGREDIENTI:

  • piselli (una scatola o se freschi ca.200gr)
  • 1 cipolla bionda piccola
  • 1 panino raffermo
  • basilico o prezzemolo o altra erba aromatica
  • olio evo
  • sale
  • pepe

PREPARAZIONE:

In una padella fate rosolare la cipolla tritata e poi unite i piselli, precedentemente scolati e sciacquati. Fate cuocere per ca. 5 minuti a fuoco moderato e regolate di sale e pepe.

In un mixer tritate il panino raffermo e poi unite i piselli e la cipolla (lasciate che si raffreddino un po’ prima di unirli), e il basilico o un’altra erba aromatica a vostra scelta.

Frullate quindi il tutto, assaggiate il composto e regolate di sale e pepe.

Formate delle polpette e adagiatele su una teglia ricoperta con carta da forno. Cuocete in forno già caldo a 180° per 15/20 minuti fino a quando risulteranno dorate.

Se non avete voglia di accendere il forno, potete far rosolare le polpette in una padella con un filo d’olio.

Per questo picnic ho pensato a un piatto che propongo spesso come alternativa al solito riso freddo: il cous cous!

Cous-Cous primavera

INGREDIENTI:

  • 250gr couscous 
  • 250ml acqua 
  • carote 
  • asparagi
  • piselli
  • olio evo
  • sale

PREPARAZIONE:

Tagliate a dadini carote e asparagi e fateli cuocere in una pentola con olio evo, fino a quando non saranno cotti, ma ancora croccanti. Sciacquate i piselli e uniteli alle altre verdure negli ultimi due minuti di cottura, se si tratta di piselli in scatola (prima scolateli e sciacquateli!); se invece si tratta di piselli freschi, sbollentateli prima in acqua calda, scolateli e cuoceteli insieme alle altre verdure. 

In un’altra pentola mettete l’acqua, l’olio e un pizzico di sale e portate ad ebollizione. Quando inizia a bollire, versate il couscous (questa volta ho usato quello integrale, quindi non l’ho colorato con delle spezie) e mescolate delicatamente, finché non verrà assorbita tutta l’acqua, quindi spegnete e lasciate risposare qualche minuto. Sgranate quindi il couscous con una forchetta, unite infine le verdure, mescolate e lasciate raffreddare.

Se trovate il couscous troppo asciutto, quando si è raffreddato, potete condirlo con un’emulsione di olio evo e succo d’arancia.

Torta di mele

INGREDIENTI:

  • 240gr di farina (per me di farro integrale)
  • 100gr di zucchero di canna
  • 1 bustina di lievito vanigliato
  • 1 cucchiaino di cannella
  • 2 mele
  • 60ml di olio di semi di girasole
  • 100ml di spremuta d’arancia
  • 150ml di latte vegetale
  • 2 cucchiai di sciroppo d’acero (facoltativo)
  • sale

PREPARAZIONE:

In una ciotola mettete tutti gli ingredienti secchi: la farina, lo zucchero, il lievito, la cannella e un pizzico di sale.

In un’altra ciotola o in un becher riunite gli ingredienti liquidi: l’olio di semi di girasole, il latte vegetale, la spremuta d’arancia e lo sciroppo d’acero.

Lavate le mele, eliminate il torsolo e, senza sbucciarle, tagliatele a fettine sottili.

Unite gli ingredienti liquidi a quelli secchi e mescolate bene. Aggiungete poi due terzi delle mele all’impasto e amalgamate il tutto, mescolando delicatamente e cercando di non rompere le fettine di mela.

Versate l’impasto in una tortiera foderata con carta da forno, quindi decorate la superficie con le fettine di mela rimaste.

Cuocete in forno a 180° per 45/50 minuti. Prima di spegnere e togliere la torta dal forno, fate la prova dello stecchino. Lasciate raffreddare la torta prima di servirla.

Baci di dama

INGREDIENTI:

  • 200gr di farina integrale
  • 100gr di nocciole
  • 80gr di zucchero di canna
  • 60ml di olio di semi di girasole
  • 80ml di acqua
  • cioccolato fondente

PREPARAZIONE:

Tritate le nocciole finemente con l’aiuto di un mixer, unitele quindi alla farina e allo zucchero. Unite poi anche gli ingredienti liquidi e amalgamate il tutto.

Con le mani, formate delle palline e posizionatele su una teglia rivestita con carta forno e schiacciatele leggermente, per dargli la tipica forma della metà del bacio di dama.

Cuocete in forno a 180° per ca. 20 minuti.

Mi raccomando, tenete spesso controllato dopo i primi 15 minuti, i biscotti non si devono seccare troppo.

Quando pronti, toglieteli dal forno e fateli raffreddare. Infine unite le due metà con il cioccolato fuso sciolto a bagnomaria.

 

 

Lara Salacucina a sentimento perché non peso, non doso, ma provo, assaggio e ritocco mentre cucino.

Yogini da qualche anno, grazie a Michela che mi ha fatto innamorare di questa disciplina e che ogni tanto cerco di corrompere con qualche esperimento culinario. 😉 Vegetariana, amo mangiare, ma amo altrettanto cucinare per me e per i miei cari ed amici. 

Spero di “soddisfare” i vostri palati e di farvi scoprire che cambiare alimentazione non è assolutamente limitativo, anzi c’è tutto un mondo da scoprire! Ancora oggi, dopo quasi dieci anni di vegetarianesimo, non sono caduta nella monotonia in cucina.

Vi chiedo di seguire le ricette, ma di seguire anche il vostro istinto e le vostre papille, sperimentando! Io sarò assolutamente felice di sentire le vostre opinioni e vedere le vostre rivisitazioni. 

 Vuoi chiedermi qualcosa? Ecco come metterti in contatto con me:

Lara Sala

Lara Sala

Cari Yogis,

bentornati al nostro appuntamento #foodforyogis. Qualche giorno fa vi ho chiesto se avete desideri particolari per questo nuovo articolo e siete stati molto chiari: dolce, salato, ricette veloci e facili. 😉

Quindi presa dai vostri input, ho deciso di creare un menù di Pasqua e uno di Pasquetta.

Iniziamo ovviamente da quello di Pasqua con antipasti, primo e dolce.

Hummus di piselli

Iniziamo con il mio nuovo hummus preferito, che ho sperimentato recentemente, come avrete visto dai miei aperitivi: l’hummus di piselli. Veloce e buonissimo!

INGREDIENTI:

  • 250gr di piselli
  • Avocado
  • Basilico
  • Limone
  • Olio evo
  • Sale

PREPARAZIONE:

In un becher o una ciotola versate i piselli già cotti, la polpa di mezzo avocado e qualche foglia di basilico (non vedo l’ora che ci sia la menta per sperimentare una versione estiva). Se volete potete aggiungere mezzo spicchio d’aglio, io lo evito. Con un minipimer ad immersione iniziate a frullare gli ingredienti, aggiungete poi un filo d’olio, una spruzzata di limone e regolate di sale. Frullate ancora per un attimo, finchè il composto non risulti omogeneo. Se troppo denso, potete aggiungere un goccio d’acqua.

Quando pronto, trasferite l’hummus in una ciotola da tavola e servitelo con cracker, gallette o verdure crude.

Potreste anche servirlo su delle fette di pane tostato con qualche fetta dell’avocado avanzato e magari dei semi misti.

 

Torta salata “corona”

Dato che mi avete chiesto semplicità e velocità, vediamo ora un antipasto super easy con farete un figurone e potrete riutilizzarlo mille volte…lasciate andare la fantasia! Data la forma ho deciso di dedicarlo al nostro carceriere 😉

INGREDIENTI:

  • 1 pasta sfoglia rotonda
  • 1 carota
  • 1 zucchina
  • pomodorini secchi
  • semi misti
  • 2 uova
  • Sale
  • Pepe

PREPARAZIONE:

Stendete la sfoglia sulla teglia del forno e fate 4 tagli (orizzontale, verticale e due in obliquo) di ca.13 cm partendo dal centro. Pelate poi la carota e con il pelapatate ricavate delle fettine sottili, fate la stessa cosa con la zucchina e poi iniziate a disporre le fettine sulla sfoglia piuttosto sull’esterno (dovete lasciare libero lo spazio con i tagli). Prendete i pomodorini secchi e i semi misti e disponeteli qua e là sopra le zucchine e le carote.

Iniziate ora a piegare gli spicchi ricavati dai tagli sulle verdure per cercare di chiudere la sfoglia creando una corona, quindi col foro in mezzo.

Prendete ora le due uova, sbattetele con un pizzico di sale e pepe e poi con attenzione versatele sopra le verdure nella corona. Spennellate poi la superficie della sfoglia con quello che rimane delle uova nella ciotola.

Mette quindi la vostra corona in forno preriscaldato a 180° e fatela cuocere per ca. 35/40 minuti.

 

Risotto primavera

INGREDIENTI:

  • 150gr di riso Carnaroli
  • 1 porro
  • 2 carote
  • asparagi
  • olio evo
  • brodo vegetale

PREPARAZIONE:

Preparate il brodo vegetale: mettete in un pentolino un litro d’acqua e un dado vegetale e portate lentamente ad ebollizione e tenetelo poi in caldo.

Lavate e pulite il porro, togliendo la parte più scura e tagliando la parte bianca a rondelle (spessore ca. 3 mm). Pelate le carote e tagliatele a dadini. Lavate gli asparagi e tagliate i gambi (spessore ca.5mm), tenete da parte le punte che farete rosolare a parte per decorare i piatti.

Disponete tutte le verdure in una padella con filo d’olio e fate rosolare. Unite poi il riso e fatelo tostare per un paio di minuti, tenendo il fuoco moderato. Se volete, a questo punto, potete aggiungere un bicchiere di vino e lasciarlo sfumare.

Iniziate poi ad aggiungere il brodo, un mestolo alla volta (quando il brodo è stato assorbito, aggiungetene un altro mestolo). Il tempo di cottura è di ca. 40 minuti.

A fine cottura aggiungete un filo d’olio, poi alzate la fiamma e mescolate energicamente per un paio di minuti in modo da mantecare il riso. Spegnete la fiamma e lasciate riposare qualche minuto e poi servite.

Plumcake al limone

A questo punto, passerei direttamente al dolce, niente secondo…altrimenti ci ritroviamo tutti in “rotolasana” (cit. Michela). Anche perché so già che non avrete rinunciato alle uova di Pasqua.

INGREDIENTI:

  • 250 g di farina 00 integrale
  • 120 g di zucchero di canna 
  • 80 ml di olio di semi
  • 125gr di latte vegetale (non zuccherato)
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • la scorza grattugiata ed il succo di un limone 
  • q.b. zucchero a velo per decorare

PREPARAZIONE:

Mescolate in una ciotola farina, zucchero e lievito, unite poi i liquidi e la scorza grattuggiata del limone e mescolate finché non otterrete un impasto liscio e omogeneo.

Disponete ora il composto in una teglia per plumcake e cuocete in forno preriscaldato a 180° per 40/45 minuti. Prima di spegnere il forno, ricordatevi di fare la prova dello stecchino. Intanto immaginate il profumo…

 

Cari Yogis,

spero che questo primo menù primaverile vi piaccia e se non avete tutti gli ingredienti, siate creativi, trovate alternative, non uscite per forza a fare la spesa. Se avete dubbi, io sono qui a vostra disposizione.

Ricordate che la primavera è il momento in cui tutto si risveglia e anche noi, come tutti i piccoli germogli, torniamo a nuova vita con rinnovata energia. Quindi non lasciate che questi giorni di isolamento forzato vi scoraggino e vi privino di gioia ed energia vitale. In questo momento delicato, mi auguro che possiate comunque trovare ogni giorno un motivo per essere grati e per sorridere alla vita.

Vi abbraccio

Lara

 

Lara Salacucina a sentimento perché non peso, non doso, ma provo, assaggio e ritocco mentre cucino.

Yogini da qualche anno, grazie a Michela che mi ha fatto innamorare di questa disciplina e che ogni tanto cerco di corrompere con qualche esperimento culinario. 😉 Vegetariana, amo mangiare, ma amo altrettanto cucinare per me e per i miei cari ed amici. 

Spero di “soddisfare” i vostri palati e di farvi scoprire che cambiare alimentazione non è assolutamente limitativo, anzi c’è tutto un mondo da scoprire! Ancora oggi, dopo quasi dieci anni di vegetarianesimo, non sono caduta nella monotonia in cucina.

Vi chiedo di seguire le ricette, ma di seguire anche il vostro istinto e le vostre papille, sperimentando! Io sarò assolutamente felice di sentire le vostre opinioni e vedere le vostre rivisitazioni. 

 Vuoi chiedermi qualcosa? Ecco come metterti in contatto con me:

Lara Sala

Lara Sala

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Visto che siamo in un blog di benessere e yoga, qualcuno potrà pensare che sono le parole di un mantra che possiamo recitare per ottenere qualche beneficio.  Queste cinque parole invece sono le cinque manifestazioni dell’infiammazione. Quando abbiamo un trauma o abbiamo una infiammazione in atto il corpo ci parla e lo fa attraverso questi cinque fenomeni.

Per infiammazione, o flogosi, si intende l’insieme delle modificazioni che si verificano in un distretto dell’organismo colpito da un danno di intensità tale da non incidere sulla vitalità di tutte le cellule di quel distretto. Il danno è provocato da: agenti fisici (traumi, calore), agenti chimici (acidi ecc.), agenti tossici e da agenti di natura biologica (batteri, virus ecc.). La risposta al danno è data dalle cellule che sono sopravvissute all’azione di esso. L’infiammazione è una reazione prevalentemente locale.

Il primo segno è CALOR, ovvero il calore. Quando le cellule della parte in questione si attivano, aumentano il loro metabolismo creando una ipertermia locale per intervenire nei confronti dell’agente esterno o interno che ha provocato il danno. Questa attivazione, in genere, provoca un aumento dell’afflusso di sangue nella zona, dando manifestazione al secondo fenomeno che è il RUBOR, cioè il rossore. Nella zona colpita dal danno abbiamo quindi un aumento dell’attività cellulare locale, un aumento del flusso di sangue che veicola l’arrivo di una serie di cellule di difesa per fermare l’agente che ha attaccato l’organismo. Possiamo immaginarci una sorta di sovraffollamento della zona infiammata  che esternamente si manifesta con TUMOR ovvero il gonfiore che indica la presenza di un edema nella zona colpita. Per edema si intende appunto la presenza di liquido intercellulare e intracellulare ricco di cellule immunitarie, vive o morte. A questo punto il corpo, se non l’ha già fatto in maniera non troppo violenta, ci manda un messaggio che in genere non ignoriamo che è DOLOR, appunto il dolore. Il dolore è veicolato dai recettori presenti in ogni parte del nostro corpo ed è un campanello d’allarme per il nostro stato di salute. Abbiamo già visto che il dolore non va ignorato o represso senza capire cosa lo aveva generato, ma va ascoltato e preso in considerazione o addirittura utilizzato come guida per ritrovare il benessere. L’ultima manifestazione del dolore, che è anche la più preoccupante è quella che si chiama LAESA FUNCTIO, ossia la perdita temporanea o permanete, della funzionalità della zona colpita. Quante volte abbiamo avuto il torcicollo, la schiena bloccata, un ginocchio o una caviglia così gonfi da non poterli più muovere o un dolore al piede che ci impedisce di camminare?

In alcuni casi questi fenomeni si presentano in modo progressivo uno dopo l’altro mentre in alcuni casi abbiamo la comparsa simultanea di tutti i fenomeni.

Prendiamo per esempio una tendinite, ovvero una infiammazione nella zona tendinea del muscolo; in genere insorge in maniera progressiva, dandoci prima qualche segnale di calore o rossore dopo uno sforzo e poi manifestandosi con gonfiore e dolore dopo sforzi prolungati e ripetuti fino alla impossibilità di eseguire un movimento specifico a causa proprio dell’infiammazione. In questo caso abbiamo sicuramente un perdita temporanea della funzione che, risolta l’infiammazione, torna ad essere integra.

Nel caso di un trauma invece, come ad esempio una distorsione di caviglia o ginocchio, avremo la comparsa di tutti i fenomeni contemporaneamente. Infatti ci troveremo ad avere una caviglia o un ginocchio caldo, rosso, gonfio dolorante e che non possiamo assolutamente utilizzare. Anche in questo caso siamo in presenza di una alterazione temporanea della funzione che potrebbe anche non recuperare completamente in base al tipo di trauma.

Infine quando il trauma colpisce alcune zone fondamentali del nostro corpo, come un organo interno o il sistema nervoso potremmo arrivare ad un danno che crea una perdita, anche solo parziale, della funzionalità di quell’organo ma che resta permanente. E’ il caso di una ulcera gastrica oppure intestinale, di una ernia discale espulsa con lesione della radice nervosa corrispondente che potrebbe provocarmi la perdita parziale di forza dei muscoli innervati da quella radice nervosa.

Come vi raccontavo la volta scorsa il corpo ci parla, prima ci sussurra con piccoli segnali di calore e rossore, poi comincia ad alzare la voce parlandoci con il dolore e il gonfiore, infine grida aiuto portandoci alla perdita della funzione interessata.

E noi cosa facciamo? Naturalmente ci prediamo cura, ascoltando quello che il corpo ci dice e quando ce lo dice. Continuando a fare prevenzione con uno stile di vita socialmente, fisicamente ed emotivamente sano dovremmo ridurre al minimo gli episodi di dolore acuto legato ad una infiammazione.

Cosa fare in caso di infiammazione?

Quando si presentasse un’infiammazione, il mondo della medicina tradizionale e il  mondo della medicina olistica hanno diversi rimedi da proporci. Ricordo a tutti che diagnosticare un problema e prescrivere il farmaco più adeguato è compito esclusivo del medico generico o del medico specialista al quale ci siamo rivolti.

In caso di una infiammazione provocata da un agente chimico o da un agente batteriologico la prima cura sarà proprio di ordine farmacologico ad azione generale o locale (naturale, omeopatico o chimico).

Nel caso di un trauma o di una lesione legata soprattutto all’apparato locomotorio possiamo intervenire anche con alcuni rimedi locali che possono alleviare i nostri sintomi.

In assenza di lesioni cutanee anche superficiali il primo rimedio è il ghiaccio; ha un grande potere nel rallentare l’afflusso di sangue, contrastare l’aumento della temperatura locale, bloccando quindi il fenomeno infiammatorio e indirettamente riducendo dolore e gonfiore.

Anche i bagni di contrasto possono essere un ottimo rimedio all’infiammazione soprattutto quella articolare e muscolare. I bagni di contrasto consistono nell’immergere la parte interessata dall’infiammazione alternativamente in acqua calda e fredda con un rapporto di uno a tre: un minuto di acqua fredda e tre minuti di acqua calda almeno tre volte. La temperatura dell’acqua fredda dovrebbe essere attorno ai 12°/ 15° mentre quella dell’acqua calda non dovrebbe superare i 36°. Nelle nostre case è difficile avere un’acqua corrente così fredda e quindi sarà necessario aggiungere qualche cubetto di ghiaccio per ottenere la temperatura desiderata. Sarebbe anche ottimale aggiungere un cucchiaio di sale nella soluzione calda in modo da facilitare l’effetto drenante. In caso dovessimo fare bagni di contrasto su una superficie che non possiamo immergere (ad esempio la schiena), potremo utilizzare il doccino, accontentandoci della temperatura più fredda che possiamo ottenere.

Un altro rimedio abbastanza diffuso per le sue proprietà cicatrizzanti e antinfiammatorie sono i cataplasmi di argilla. Il cataplasma è un impacco costituito da farmaci e da una sostanza inerte da applicare sulla pelle. Un tempo si usavano le farine, come quella di riso o di lino, inumidite con un decotto di erbe medicinali. Nel caso dell’infiammazione l’argilla stessa diventa medicamentosa perché ricca di sostanze che rallentano il processo infiammatorio e alleviano i sintomi.  Ci sono diversi tipi di argilla con qualità organiche leggermente diverse, la più indicata nel nostro caso è l’argilla verde ventilata che ha un alto potere antinfiammatorio per l’elevata presenza di silicio e di alluminio e in misura ridotta di altri minerali come ferro, argento e rame. Lo scambio tra i componenti presenti nell’argilla e i nostri sali minerali favorisce l’eliminazione dell’acqua in eccesso e attiva il sistema drenante dell’organismo riducendo così il gonfiore e i sintomi dolorosi legati al trauma. Inoltre abbassa la temperatura locale.

Ma come applicare un perfetto impacco? Quanto lo tengo? Avvolgo la parte nella pellicola o la lascio esposta all’aria? Come sempre il buon senso deve essere la nostra guida.

L’argilla deve essere preparata con poca acqua e dell’olio (due parti di argilla, una di acqua e una di olio potrebbero essere un buon rapporto per cominciare) e può essere conservata in frigorifero per qualche giorno avendo l’accortezza di non esporla alla luce e di non farla entrare in contatto con nessun metallo, sia in preparazione che in conservazione. Potremmo sostituire l’olio di oliva con olio essenziale di cipresso, timo rosso, menta o eucalipto per un maggior potere drenate e rinfrescante, ma fate sempre un prova su una piccola parte per assicurarvi che non vi creino reazioni allergiche o eccessive.
Il fango così ottenuto si applica sulla parte interessata, anche in caso di leggera lesione della cute (in caso di lesione più profonda o sporca consultate un medico esperto di medicina naturale) e si lascia agire. Il mio consiglio è quella di tenerla almeno 30 minuti avvolta in un panno di cotone o di attendere la completa essiccazione se il vostro tempo ve lo permette e se la parte da trattare non è troppo ampia. Rimuovete poi lo strato di argilla (potrebbe esserci un lieve arrossamento) con un panno umido ma abbiate l’accortezza di non farla negli scarichi, potrebbe intasarli nel tempo. Naturalmente non dobbiamo accontentarci di un impacco ma proseguire per alcuni giorni.

Altro rimedio conosciuto per i dolori muscolari e articolari è l’artiglio del diavolo o Harpagophytum procumbens. E’ una pianta perenne, originaria dell’Africa, conosciuta già nei tempi passati dagli uomini di medicina africani. Ha un grande potere antinfiammatorio soprattutto per quanto riguarda l’apparato osteo tendineo e muscolare. Si trova spesso in pomate o unguenti abbinata anche all’Arnica montana. Questa è un’erba appartenete alla famiglia delle Asteracee ha diverse proprietà tra cui spicca quella antidolorifica e antinfiammatoria. Favorisce la cicatrizzazione delle piccole ferite e può alleviare fastidi legati alle punture di insetto o delle piccole scottature.

Un altro rimedio antico ma efficace che è stato riscoperto di recente sono gli impacchi di foglie di cavolo. Il  Cavolo verza della specie Brassìca oleracea, molto caro al dott. Mozzi  (provate a verificare sul suo sito, ne parla abbondantemente) era in passato considerato la cura per molti o per tutti i mali. Naturalmente oggi sarebbe stupito pensare che esista qualcosa che cura tutto ma la composizione di questo ortaggio lo rende adatto nelle diete depurative e sembra prevenire molte malattie degenerative. Non esiste alcuno studio che provi l’efficacia dell’uso locale delle sue foglie ma provate e fatemi sapere.

Possiamo preparare gli impacchi in due modi. Il primo utilizzando le foglie sbollentate e fatte raffreddare e applicate per trenta minuti sulla zona interessata dal dolore. Alla fine dell’impacco la verza potrebbe essere scura e maleodorante perché avrà attirato in superficie le tossine della zona sottostante.

Il secondo metodo consiste nel tagliare le foglie a strisce e appiattendole. Meglio utilizzare una bottiglia di vetro e non con il mattarello in modo da far fuoriuscire il succo ma da non farlo assorbire dal legno. Applicate poi più strati di cavolo ben imbevuto del suo succo, avvolgete in una garza di cotone e lasciate in posa per almeno un’oretta. Anche quando toglierete l’impacco non lavate immediatamente la parte in modo da lasciar agire i principi un pò più a lungo. L’odore non è gradevole ma l’effetto è assicurato. 

 

Non ho la pretesa di conoscere tutti i rimedi anti-infiammatori e antidolorifici ma qui ce ne sono alcuni che io ho sperimentato essere efficaci nella mia carriera. Per cui ora tocca a voi, sperimentate e fatemi sapere!

 

Mara Delaini – Fisioterapista e insegnante di yoga per bambini e adulti. Vive la vita alla ricerca della morbidezza e della leggerezza intesa come capacità di essere lievi anche nelle difficoltà.

maradelaini@gmail.com

Mara Delaini

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