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Negli articoli dei mesi precedenti abbiamo iniziato a capire come il ciclo mestruale non sia un evento limitato ai giorni delle mestruazioni, ma un compagno mensile in cui gli ormoni specifici di ogni fase rispecchiano il nostro stato fisico ed emotivo. Abbiamo parlato dell’alternanza di due fasi di luce e di due di ombra condizionanti l’orientamento della nostra energia, che da attiva ed espansa durante la fase pre-ovulatoria ed ovulatoria, passa a passiva e retratta con l’arrivo della fase premestruale e durante i giorni del sangue.

Oggi entriamo nello specifico della fase ovulatoria. Quando penso all’ovulazione mi viene da affermare:’’Ahhhhhhh l’ovulazione, che gioia!’’ 

Perché?

La fase ovulatoria per noi donne rappresenta lo sbocciare di un’energia fluida, morbida e piena che ci avvolge ed avvolge anche gli altri, come l’estate. Se nella fase pre-ovulatoria o follicolare siamo tutte focalizzate su ciò che ci interessa, sui nostri obiettivi di vita ed incarniamo l’archetipo di Artemide, che con la sua freccia direziona la sua volontà, nella fase ovulatoria, invece, la nostra energia è quella tipica della Madre. La nostra parte egoica lascia spazio all’energia del cuore, dell’amore, per noi stesse e per l’altro. L’ovulazione è, quindi, l’espressione massima del Femminile caldo, accogliente, aperto. Siamo disponibili e pronte a dare per il puro amore di farlo. Siamo materne con noi stesse e con gli altri, pronte a sostenere chi ha bisogno perché abbiamo un’energia strabordante. Anche la nostra sessualità cambia parecchio. Se nella fase precedente il flirt, il gioco e l’erotismo la dominavano con il focus di conquista e piacere personale, in questa fase ciò che più ci interessa è donarci e donare piacere all’altro. 

Il nostro corpo ricorda la Venere di Botticelli. Rotonde e morbide con la luce radiosa che pervade il viso, i nostri tessuti sono imbevuti di estrogeni, ormone follico-stimolante e luteinizzante, i protagonisti che accompagneranno lo sbocciare del follicolo e il rilascio dell’ovulo. Nulla a che vedere con i capelli e la pelle unta, le occhiaie e la voglia di starsene in pigiama stile Maga Magò nei giorni che precedono le mestruazioni. Ma come è bene ricordare, ogni fase ha la sua funzione e i suoi lati che possiamo etichettare come positivi o negativi, sta a noi osservarli con distacco e vivere con accettazione il bisogno che siamo chiamate ad ascoltare.

Infatti, non è detto che tutte noi percepiamo il momento dell’ovulazione come una fase piacevole. Questo potrebbe parlarci di quanto accogliamo in noi l’archetipo della Madre oppure di come ci relazioniamo alla nostra madre biologica, o ancora, di quanto siamo disconnesse da Madre Terra. Per alcune donne l’ovulazione è anche molto dolorosa. Se questo accade sarà bene osservare il rapporto che si ha con la capacità di procreare. Quanto sono soddisfatta di quello che creo nella mia vita? Incarna ciò che il mio femminile vuole comunicare? Sto sopprimendo il mio potere creativo? Le ovaie ci parlano di questo, della capacità di dare alla luce, non solo un figlio, ma anche un progetto, un’idea, i nostri talenti e l’ovulazione è il tempo della nostra realizzazione, corrispondente al momento della Luna piena. 

La cosa meravigliosa del ciclo mestruale è proprio questa possibilità di ascoltare noi stesse, portare attenzione a ciò che emerge, trasformandolo ogni mese, mestruazione dopo mestruazione, sangue dopo sangue. 

La fase ovulatoria, come dicevamo, è legata all’archetipo della Madre Madre Terra ed è per questo che l’energia che ci pervade è un’energia feconda e piena. Il nostro senso di auto-stima è forte e non solo. Particolare, infatti, è la percezione della fiducia incondizionata nei confronti della Vita, una Fede, mi viene da dire, radicata nel corpo, spontanea. Non importa cosa si stia vivendo in quei giorni, perché sai che sei e sarai sostenuta, che la Vita ti accoglierà sempre a braccia aperte, qualsiasi cosa accada. 

Concludendo, essendo l’ovulazione la fase in cui l’energia del IV chakra è quella che ci coinvolge, possiamo sfruttare questo momento per analizzare la nostra personale connessione con l’energia del cuore e dell’Amore. Quanto sono consapevole del legame di condivisione e di cura con le altre persone? Quanti rapporti autentici ho nella mia vita? O quanto mi focalizzo sui bisogni degli altri, trascurando me stessa e le mie ambizioni? 

Ecco un esercizio pratico per contattare l’energia di Madre Terra e farla fluire, prima, dentro il nostro cuore e poi all’esterno.

Posizionati in piedi, con le gambe divaricate e un pochino flesse (asana della Dea). Inspira solleva le braccia al cielo, distendi le gambe ed espirando tuffati nel tuo utero piegando lentamente le gambe verso il basso. In malasana, inspirando, raccogli con le mani l’energia di Madre Terra e salendo lentamente portala nel cuore. Espirando, con le mani accompagna e dona questa energia dal cuore verso l’esterno. Continua in fluire spontaneo, senti come il nutrimento che viene dalla Terra ti riempie il cuore e percepisci il calore che dal cuore si espande e pervade la spazio fuori di te. 

 

Per approfondire leggi anche:

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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Dall’unione dei muscoli iliaco e grande psoas nasce il muscolo ileo-psoas, struttura filogeneticamente molto antica, a cui viene dato l’appellativo di muscolo dell’anima per le relazioni che contrae con il plesso celiaco (o plesso solare), stazione neuro-vegetativa di integrazione delle risposte ed attività dei visceri e molto altro…

L’ileo-psoas agisce come muscolo tonico posturale. Composto prevalentemente da fibre muscolari di tipo I, rosse, ricche in emoglobina, ha un ruolo di stabilizzatore della nostra postura, tenendo fissa la colonna nelle varie posizioni che assumiamo. Possiamo affermare che ha un’attitudine stakanovista, in quanto rimane attivo per la maggior parte della giornata. Ecco, quindi, che se la nostra quotidianità è fatta di momenti in cui stiamo prevalentemente seduti è bene ricordarsi di dare spazio all’allungamento di questa struttura, che tende facilmente ad irrigidirsi, con conseguenze meccaniche per le strutture anatomiche a lui connesse.

Il rachide ha la capacità insita di reagire alla forza di gravità grazie alla fisiologica curvatura in cui cifosi e lordosi si alternano per garantire flessibilità e resistenza in risposta alle pressioni verticali. Un’alterazione di queste curve porta ad una perdita della capacità di adattamento di tutto il nostro corpo. Una minore resilienza vertebrale ci rende più vulnerabili alla possibilità di traumatismi articolari o muscolari ed anche a patologie sia dell’apparato muscolo-scheletrico che viscerale.

Nella sua porzione superiore il grande psoas si aggancia alla giunzione toraco-lombare T12-L1 (costituita dall’ultima vertebrale dorsale e dalla prima lombare) dove si fonde con i pilastri inferiori del diaframma determinando l’unione della funzione respiratoria a quella deambulatoria, in quanto la porzione inferiore dell’ileo-psoas si aggancia al piccolo trocantere del femore. Una fisiologica mobilità di questo passaggio è essenziale anche per il libero scorrimento della linfa dell’arto inferiore e dell’addome, che viene raccolta dalla cisterna del chilo, stazione linfatica posta anteriormente ad esso

                                                                                                                                                                                                                   L’altra funzione principale dell’ileo-psoas è quella di flettere la coscia sul bacino e la colonna sulla coscia. Il muscolo iliaco, inoltre, ha anche la funzione di anti-vertere il bacino, cioè di farlo ruotare in avanti. Possiamo, quindi,  comprendere come una sua buona elasticità sia di fondamentale importanza per la salute della curva lombare e dell’articolazione dell’anca. Una rigidità, invece, può mantenere nel tempo il bacino in antiversione ed andare a creare maggiore stress sul passaggio lombo-sacrale (L5-S1), zona della colonna maggiormente soggetta a sintomatologia dolorosa (come mal di schiena) e ad alterazioni disco-vertebrali, quali discopatie, protrusioni fino al quadro clinico dell’ernia o degenerazione artrosica dell’unità vertebrale. Un ileo-psoas armonico si occupa di mantenere la congruità di questo passaggio, che è una delle chiavi della deambulazione bipede rispetto a quella in quadrupedia.

Tra i ventri muscolari dell’iliaco e dello psoas scorrono i nervi che si occupano dell’innervazione motoria e sensitiva dell’arto inferiore. Se, quindi, l’ileo-psoas si trova in uno stato di tensione, può insorgere una ‘’sindrome da incarceramento’’ meccanico, in cui il nervo viene compresso ed il risultato è che si possono avere dei sintomi fastidiosi all’arto inferiore imputabili al suo stato di contrattura cronica. Per fare un esempio pratico citiamo il nervo femorale, il quale scorre tra i due ventri di iliaco e grande psoas portando innervazione al muscolo sartorio, che si inserisce sulla parte mediale del ginocchio. Se il nervo sarà intrappolato da uno psoas troppo rigido, potrò avere dolore alla parte interna del ginocchio pensando che sia quest’ultimo a causarmi il problema. Intima è anche la connessione tra questo muscolo, l’arteria e la vena iliaca esterna, dai quali dipende l’irrorazione sanguigna dell’arto inferiore. Ancora, quindi, un buon sistema di nutrimento e drenaggio sarà relazionato anche ad una buona elasticità dell’ileo-psoas. 

Abbiamo accennato precedentemente alla relazione tra ileo-psoas e diaframma toracico. Se la persona è un abituale respiratore orale (cioè respira con la bocca e non con il naso) oppure utilizza maggiormente una respirazione toracica (come nei soggetti fumatori), la funzione e la qualità dell’ileo-psoas vengono inficiate a causa della limitata mobilità ed escursione diaframmatica. Mal di schiena, male al collo, dolore alla spalla o all’anca, i sintomi di un tale squilibrio possono essere i più svariati per le infinità di strutture che vengono coinvolte e la personale risposta. Non solo. Una buona respirazione è specchio di una buona salute generale, così come una buona salute è favorita dal libero scorrimento delle nostre acque interne (vascolari, linfatiche ed emozionali) ed è grazie al lavoro di pompage del diaframma che questo è possibile. L’azione diaframmatica permette la stimolazione di particolari recettori che si occupano dell’interocezione, ossia la consapevolezza della condizione corporea interna. Un respiro libero si può tradurre anche come una buona capacità di sentirsi, ascoltarsi e rispondere alle proprie necessità biologiche ed emozionali.

L’ultima connessione anatomica interessante è quella ileo-psoas e fascia renale, il tessuto connettivo che delimita la loggia, in cui si accomodano reni e surreni, dove il muscolo ne è il binario di scorrimento entro il quale si muovono i reni durante gli atti respiratori. In gergo osteopatico si può parlare di rene ‘’siderato’’, ossia fisso, che ha perso la sua libertà di movimento, dove il drenaggio risulta difficoltoso e si possono instaurare situazioni come ad esempio la calcolosi renale. La stessa fascia renale ha un collegamento con la fascia diaframmatica ed i corpi vertebrali della zona, venendo così a creare un’unità tra: psoas, diaframma e rene. Da questa sinergia anatomica e funzionale risulta importante comprendere come soprattutto le problematiche di gestione emotiva possano influenzarne la con conseguenze generali su tutto il corpo. Situazioni di forte stress ci portano a limitare, se non a bloccare l’escursione diaframmatica. Respiriamo meno, l’ileo psoas si irrigidisce e di conseguenza anche i nostri reni si congelano. Non solo conseguenze biomeccaniche, ma con l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) o asse dello stress ed il rilascio continuo di cortisolo le ripercussioni sono sistemiche, tra cui la più generale è l’incapacità del nostro sistema di mediare e regolare l’attività infiammatoria. Può nascere così un circolo vizioso che è bene interrompere per evitare di passare da un quadro di para-fisiologica ad uno di patologia manifesta, in quanto la sua attivazione protratta ci espone alla possibilità di sviluppare patologie quali glaucoma, alterazioni della pressione arteriosa, disordini autoimmuni, difficoltà di interazione sociale, fibromialgia etc. 

Per scoprire se l’ileo-psoas è retratto si può eseguire un test semplice e veloce: il test di Thomas. Sdraiati supino e porta entrambe le ginocchia al limite del letto. Ora, avvicina la coscia destra al petto e lascia penzolare la gamba sx fuori dal letto. Osserva cosa succede alla tua coscia sinistra. Se quest’ultima si solleva può star a significare che il tuo psoas non è del tutto elastico. 

Ed ecco un’ultima considerazione importante. Nelle situazioni in cui c’è una debolezza del cilindro addomino-pelvico è facile che anche lo psoas si trovi in retrazione e, quindi, è importante sostenere, rinforzare ed allungare la muscolatura che contribuisce a mantenere la nostra core-stability: diaframma toracico e pelvico, muscolatura addominale e muscolatura profonda del dorso. Fondamentale per la salute del muscolo ileo-psoas, data la sua inserzione sul piccolo trocantere del femore, sarà il lavoro di mobilità e stretching di tutta la regione dell’anca, che andrà a coinvolgere la muscolatura flessoria, adduttoria, abduttoria ed estensoria che si inserisce sull’arto inferiore. 

Per concludere, un ileo-psoas elastico, libero di assolvere alle sue funzioni, contribuisce alla salute generale del nostro sistema fisico e più in profondità della nostra anima. 

 

Per approfondire leggi l’articolo: DIAFRAMMA centro di vita

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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Alla Natura possiamo ritornare osservando il suo ritmo, che ci appartiene nel profondo. Vivere a contatto e nell’ascolto di essa ci porta a notare come la sua ciclicità alterni delle fasi di produzione a delle fasi di ripresa, ricordando il movimento pulsante della vita di espansione e retrazione, apertura e chiusura, inspirazione ed espirazione.                                                                                                             

Se riusciamo a sincronizzarci con questi ritmi naturali, è più semplice vivere in salute e rispettare i bisogni fisiologici del corpo. Per noi donne può essere più intuitivo grazie alla presenza del nostro ciclo mestruale, che ogni mese ci fa vivere le quattro stagioni e ci pone in relazione con i quattro elementi: il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria.

L’inverno è il momento in cui tutto si ritira. È il letargo degli elementi, che dopo la massima espansione estiva, ritornano nella terra per ritrovare il nutrimento necessario al rinnovamento che precederà il prossimo ciclo. È una morte apparente. Anche il nostro corpo fisico, di fatto, muore un po’ ogni giorno: ogni cellula ha una sua emivita, che a seconda delle precise funzioni dura poche ore o pochi giorni, ad esempio, è il caso dei globuli rossi, i quali hanno una vita media di 120 giorni circa. Ogni cosa, sia fuori che all’interno di noi, testimonia la necessità della morte come rinnovamento, cambiamento, pulizia, spazio, lasciar andare, vuoto… per la continuazione della vita. L’inverno è il messaggero di questo insegnamento. 

All’inverno sono connessi i nostri reni, gli organi legati all’elemento dell’acqua, matrice e sorgente di vita ed in particolare sede della nostra energia vitale. Durante l’inverno, quindi, ci viene chiesto di portare attenzione e di osservare come stanno le nostre riserve energetiche, se le abbiamo usurpate o se siamo state/i in grado di prendercene cura senza arrivare a stressare l’organismo. I reni, infatti, sono sede di quella particolare energia così detta non rinnovabile, che rispecchia la nostra forza vitale, la nostra salute e la nostra longevità.

È interessante notare nei reni risieda l’espressione relazionale con la madre, che essendo la prima relazione d’amore che esperiamo, è sua volta espressione del tipo di radicamento che abbiamo ricevuto da piccole/i. Il tipo di nutrimento materno ricevuto determina la matrice femminile dalla quale derivo, impronta la mia energia yin, le capacità che ho di accedere ad essa, che si traduce nella capacità che ho di abbandonarmi, rilassarmi ed affidarmi alla vita. In base alla modalità del il mio accudimento, se è stato calmo, accogliente, paziente, in ascolto dei mie bisogni e rassicurante, si svilupperà la mia capacità di essere accogliente, calma/o, paziente e rassicurante nei miei confronti, cioè in una fisiologia nervosa, bilanciata, in grado di alternare stati di allerta in caso di pericolo a stati di quiete nelle fasi di recupero. Quella capacità di up and down intrinseca alla vita di cui parlavo all’inizio. 

La domanda da porsi, quindi, è… che tipo di nutrimento ho ricevuto? Quali sono state le abitudini che ho assorbito nel profondo e che ad oggi mi porto nella vita? Come mi fanno stare queste abitudini? Mi permettono di trovare fiducia oppure sono dei meccanicismi assorbiti, che sottendono e nascondono un’emozione antica, alla quale non voglio accedere?

I reni per essere in salute esigono libertà dagli schemi automatici e sincronia con il ritmo della vita, che è quello del corpo. Hanno bisogno di profonda calma, se viviamo costantemente nella paura, nell’ansia, nella fretta, queste portano ad un lento e progressivo esaurimento delle nostre riserve energetiche renali. 

Per capire come è lo stato di salute dei nostri reni possiamo osservare la vitalità dei nostri capelli e dei nostri denti, la presenza di occhiaie marcate, il colorito grigiastro della cute, lo stato energetico generale (se siamo spossati, stanchi…), la qualità del sonno precaria, che non ci ricarica. Questo è indicazione di un esaurimento renale. Inoltre, i reni sono connessi alle ossa (rappresentanti dei nostri antenati famigliari) e al midollo spinale. In particolare, la loro fascia di rivestimento ha un ancoraggio alla colonna vertebrale nella zona della lombare medio-alta, così che anche mal di schiena, rigidità o pesantezza in questa sede possono indicare una difficoltà nella libertà renale. La fascia renale si collega, anche, alla fascia dello psoas, che viene definito il binario di movimento dei reni, lungo il quale essi si muovono. La stessa fascia dello psoas è in connessione con quella del diaframma toracico, determinando così una relazione tra reni e respirazione. 

Durante l’inverno, quindi, ci viene chiesto di fare una sorta di ricapitolazione, portando con sé questi due messaggi:

  1. osserva le tue abitudini acquisite, come esse ti nutrono e se ti appartengono o fanno parte di ripetizioni emotive acquisite. Nel momento in cui l’abitudine si affaccia, per esempio, accendere la tv, fermati, ascolta cosa si muove nel corpo. Qual è l’emozione che si muove? E poi chiediti, cosa c’è di mio in questa ripetizione e cosa, invece, mi imprigiona in un vivere infelice? Sei pronta/o a lasciare andare il passato, quello che non ti rappresenta per aprirti alla primavera e permettere alla tua essenza e ai tuoi talenti di fiorire?
  2. una volta giunta la consapevolezza delle abitudini dannose con cui ti nutri, inizia a coltivare delle abitudini che ti riportino al presente, al corpo e che ti espandono, così che ogni volta che quell’abitudine vecchia torna, la puoi osservare e spostare la tua attenzione sull’abitudine nuova
  3. Coltiva in te la quiete, la calma, il rilassamento e la fiducia, che portano la pace necessaria alla salute generale dell’organismo ed il radicamento interiore che ci permette di vivere in armonia con tutto ciò che accade dentro e fuori di noi.

Una pratica per iniziare a piantare dei nuovi semi, riprogrammare le credenze inconsce assorbite e sviluppare nuove qualità è quella di riprogrammare il nostro ascoltatore interno grazie alla capacità di parlarsi con amore. 

Uno dei momenti più adatti per fare questo è lo spazio che si crea appena prima di addormentarsi in cui il conscio lascia spazio al subconscio. Così, quando sei sdraiata/o a letto inizia a dire a te stessa/o: domani sarò più presente al mio corpo, domani avrò più fiducia nella vita, domani sarò più amorevole con me stessa/o, metti tutte le qualità che desideri e ripetile come un mantra. Ti addormenterai con esse, che come un seme germoglieranno e lentamente cresceranno, diventando radici forti alle quali affidarti. 

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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Oggi donne scrivo un articolo diverso dagli altri. In questo momento di blocco, le riflessioni che ci dobbiamo porre in primis sono sulla volontà o meno di continuare con la tipologia di società capitalista che governa il nostro tempo e lo scorrere della nostra vita. Ci possiamo definire libere e liberi fino ad un certo punto. Credo fortemente che sia giunto il momento di smettere di vivere in una società basata su un’economia in cui vengono creati degli illusori bisogni. Possiamo liberarci di questi ed invertire noi stessi il flusso economico, ricreando una realtà in cui la semplicità e l’essenzialità stanno alla base della piramide.

Perché questa introduzione se nel titolo c’è scritto vagina?

Perché una delle scelte che possiamo fare noi donne è quella di informarci su cosa utilizziamo per “contenere” il sangue nei giorni del flusso. Già contenere è un termine che un pò mi fa rabbrividire. È importante fare questo passo se contiamo che più o meno la nostra vita è caratterizzata da 400 cicli, ossia 2400 giorni in cui perdiamo sangue mestruale.

Come i pannolini usa e getta per i bambini, gli assorbenti che noi utilizziamo sono altamente inquinanti tanto che “in un anno vengono gettati 45 miliardi di assorbenti, un volume tale che se li si allineasse, coprirebbero la distanza fra le terra e il sole.” [1]

Facciamo attenzione perché non sono solo terribilmente nocivi per l’ambiente che ci sta attorno (che comunque dovrebbe farci drizzare le orecchie, visto che la maggior parte delle patologie è correlata allo stato di inquinamento ambientale), ma sono dei veleni per la nostra flora vaginale. Da molteplici studi si è visto, infatti, come gli assorbenti che troviamo negli scaffali dei centri commerciali siano impregnati di: il famosissimo glifosato, diossina,  idrossitoluene butilato, pesticidi, erbicidi… Questi per citarne solo alcuni, poiché in alcune ricerche è risultato che le sostanze tossiche e cancerogene presenti negli assorbenti vadano dalle 20 alle 30. In sintesi, tutte sostanze che vengono definite come interferenti endocrini, ossia sostanze esogene che competono con l’azione fisiologica dei nostri ormoni. È come se queste prendessero il posto dei nostri ormoni che ad esempio si devono occupare della maturazione dell’ovulo, ma essendo chimiche, il corpo non può riconoscere questo messaggio e manda, quindi, un messaggio totalmente differente, intaccando così la risposta normale del nostro organismo. E interferente negli assorbenti, interferenti nel cibo, interferente nello shampoo, nel dentifricio, nei detersivi, nei vestiti… come può il nostro organismo lavorare in condizioni di salute, se per di più gli facciamo respirare aria inquinata?

Ma come è possibile, mi chiedo, che degli oggetti che vengono a contatto con la porta della vita, siano inquinati da sostanze che ci possono far seriamente ammalare?

Le risposte sono due.

La prima, quasi inflazionata oserei dire, è che la produzione commerciale di assorbenti esterni e tamponi è gestita principalmente da tre grandi multinazionali: Procter&Gamble,  Johnson&Johnson e Kimberly-Clark. Prendiamo ad esempio l’azienda Procter&Gamble, insieme al marchio Tampax, di cui è diventata proprietaria nel 2011. Questa commercializza anche i pannolini Pampers, i detersivi Ariel, Dash, Mastro Lindo, Febreze, Lenor e Ace, Pantene, Head&Shoulders, Oral B, insomma altri marchi di cui i componenti sono tossici, basta ormai informarsi sulla composizione INCI (international nomenclature of cosmetic ingredients) per capire le schifezze che ci mettono dentro. [2]

La seconda risposta alla domanda soprastante, forse la più sconcertante tra le due, ma non meno sorprendente, è che gli assorbenti non sono sottoposti a nessun controllo sanitario né tanto meno ai controlli a cui viene sottoposta l’industria cosmetica.

Quindi, la nostra salute femminile è commercializzata a seconda di quale sia il profitto più alto a minor dispendio economico per chi commercializza. E chi ne fa le spese di tutto questo è la nostra vagina, all’interno della quale l’equilibrio è molto delicato. La nostra flora vaginale, infatti, viene intaccata da queste sostanze tossiche facilitando così l’insorgenza di patologie nella vagina stessa, nell’utero, insomma in tutto il nostro apparato.

Quindi, quale la soluzione? A mio parere è ora che prendiamo in mano la situazione, è ora che tutti noi ci prendiamo la nostra parte di responsabilità nelle scelte quotidiane riguardo alimentazione e beni di altri consumi. Noi donne in questo abbiamo anche una parte di responsabilità in più nella scelta di cosa comprare durante i nostri giorni rossi.

Che alternative abbiamo rispetto agli assorbenti chimici?

  1. La coppetta mestruale. Ormai conosciutissima, è un metodo che ci permette di raccogliere il sangue, di osservarlo, di donarlo. C’è un però. Non è adatta a tutte le vagine. Ci sono vagine che si rifiutano di essere ospiti di un aggeggino di gomma che rimane a contatto con le pareti,
  2. Gli assorbenti in cotone biologico (ricordatevi di verificare la trasparenza dell’azienda produttrice). Possono essere dei validi sostituti rispetto a quelli chimici. Di sicuro tutelano di più la nostra flora vaginale, ma rimane il problema dell’eco-sostenibilità, tra lo scarto dell’assorbente stesso, dell’involucro e della confezione complessiva, purtroppo l’impatto ambientale è forte,
  3. Le mutande assorbenti. Queste per me sono state davvero una scoperta sensazionale. Sono mutande, stile culottes normalissime (anche abbastanza gradevoli alla vista) con una parte assorbente che va dalla zona anteriore del pube alla zona posteriore del sacro. Le indossi e puoi mestruare in completa libertà. Quasi come facevano una volta. Nelle campagne, ad esempio, era usuale tra le donne del popolo lasciar colare il flusso liberamente oppure era comune utilizzare dei panni, che derivavano da scarti di stoffa o lenzuola che venivano cuciti, utilizzati durante i giorni del sangue e poi lavati, 
  4. Gli assorbenti lavabili. Stessa cosa per le mutandine assorbenti. Li si utilizza e poi li si lavano,
  5.  La spugna marina riutilizzabile. È una vera e propria spugna, un organismo vivo, che dicono venga raccolta a fine vita. La si introduce in vagina e questa assorbe il nostro flusso.

Ho scoperto, ma non ancora sperimentato, di un metodo che si chiama “flusso istintivo libero”, mi è parso molto interessante e vorrei condividerlo. La metodica consiste nella capacità attraverso una dolce e delicata contrazione del perineo di trattenere il sangue mestruale in vagina e liberarlo quando si va in bagno come per fare pipì. Mi ha affascinato molto sapere che alcune donne riescano ad essere così in contatto con il proprio corpo, con la possibilità di essere totalmente libere da contenzioni. E mi affascina anche la possibilità di metterci a

lla prova con quello che proviamo nel lasciare fluire liberamente il sangue sul nostro corpo, vedere cosa si scatena in noi, quali le sensazioni, i pensieri, i pre-concetti. Sentire cosa il reale contatto fluido-corpo porti a galla.

Per concludere, di alternative ce ne sono tantissime, di tutti i tipi a seconda delle esigenze. Credo sia importante riflettere su che tipo di mercato vogliamo alimentare con le nostre scelte femminili, se un mercato che ci suggerisce di nascondere le mestruazioni attraverso l’uso di tamponi interni chimici o che vuole inquinare ciò che di più sacro abbiamo attraverso la produzione di assorbenti esterni chimici oppure se vogliamo essere parte di un cambio di paradigma e di visione, accettando e celebrando ciò di cui siamo portatrici: sangue di vita e sangue di morte.

Vi lascio con le parole dell’autrice del libro “Questo è  il mio sangue”, Elise Thiébaut, che mi hanno ispirata:

Forse è giunta l’ora di riprendere il potere sulle nostre vite e riabilitare il sangue mestruale creando le nostre regole. Perché non fondare una cooperativa transnazionale in cui le donne possano discutere insieme delle priorità da dare alla ricerca, organizzarsi per fare pressione sui produttori di protezione igieniche, e condividere le informazioni, il sapere e le esperienze sulle mestruazioni?

…Prima che gli speculatori di ogni sorta assumano definitivamente il controllo delle nostre cellule, dei nostri corpi, dei nostri desideri e dei nostri destini, è arrivato il momento di ricollocare l’umanità al centro delle nostre vite mestruali. Questa sarà forse la prima rivoluzione al tempo stesso sanguinosa e pacifica. Ma potrebbe essere, chissà, la madre di tutte le battagli e future per l’emancipazione delle donne e degli uomini.

 

[1] Jessica Gitsham, addetta alla comunicazione azienda Natracare

[2] ‘’Questo è il mio sangue. Manifesto tabù contro le mestruazioni’’ Elise Thiébaut

 

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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Negli articoli dei mesi precedenti abbiamo iniziato a capire come le mestruazioni non siano un evento limitato ai giorni del sangue, ma un periodo ciclico che si ripete di mese in mese attraverso l’alternanza di quattro fasi, di cui due dove prevale un’energia di tipo yang e altre due dove questa si trasforma in energia yin. Abbiamo visto le due fasi yin, quella pre-mestruale e mestruale e stiamo iniziando ad osservare come l’alternanza di queste quattro fasi determini in noi cambiamenti a livello fisico, psico-emotivo e mentale.

Oggi scopriamo la fase pre-ovulatoria.

La fase pre-ovulatoria

Le mestruazioni sono finite, il sangue scompare piano piano. Torniamo nel mondo esterno, con i piedi per terra. È come se ci risvegliassimo da un lungo letargo, da un lungo sonno. La nostra testa ricomincia ad essere meno annebbiata, meno tra le nuvole, torna appunto nel mondo terreno. Quando penso alla fase pre-ovulatoria mi viene subito in mente la sinfonia della primavera di Vivaldi. La grandiosità con cui questo brano inizia mi ricorda lo sbocciare della natura e la sua massima bellezza. Così per noi è la fase pre-ovulatoria, un ritorno allo sbocciare, come l’inizio della primavera, dove tutta la natura torna a risplendere dopo il periodo invernale. Siamo rinate!

A livello ormonale, ricominciamo a secernere estrogeni su stimolazione della crescita dell’ovocita stimolato a sua volta dalla produzione ipotalamica di ormone follico-stimolante, colui che fa maturare il follicolo che contiene il nostro uovo. Gli estrogeni fisicamente inducono un ammorbidimento e un’apertura della regione cervicale che si traduce in un’apertura relazionale dopo la nostra fase di ritiro mestruale. La fase pre-ovulatoria, infatti, è anche chiamata fase di socializzazione poiché la nostra energia femminile è attiva, lucida e creativa, grazie anche alla quota di testosterone che va ad attivare la parte neo-corticale del nostro cervello.

Siamo come un fiume in piena. Niente sembra poterci fermare in questa fase. Abbiamo voglia di fare, di uscire, di ridere, di giocare, di flirtare. Quindi, assecondiamo la nostra necessità di comunicare e socializzare, così come quel desiderio di indipendenza e di dinamismo che percepiamo.

Siamo focalizzate su ciò che vogliamo fare e come un treno andiamo diritte per raggiungere l’obbiettivo. Per capire questo ci è utile richiamare a livello simbolico l’archetipo della Vergine. Vergine etimologicamente significa “che basta a se stessa“, una donna indipendente ed autosufficiente, la quale mira a sviluppare i propri interessi ed i propri talenti. Ed in effetti se ponete attenzione, in questa fase potremmo definirci anche un pò egoiste, incentrate sul nostro benessere e sul nostro volere. È normale, è un altro aspetto della nostra ciclicità, forse dovuto alla compresenza di ormoni yin come gli estrogeni ed ormoni yang come il testosterone. 

Se torniamo indietro con la memoria, due sono le dee vergini della nostra mitologia greco-romana che ci possono meglio aiutare a capire quali sono gli aspetti di noi che prevalgono in questa fase. La dea della caccia e della luna, Artemide, e la dea della città e dei mestieri, Atena. In entrambe, la caratteristica principale è propria quella di una “coscienza concentrata” [Le dee dentro la donna. JS Bolen], ossia quella capacità di dirigere l’attenzione su ciò che è l’interesse principale, di lasciarsi assorbire totalmente dal focus con la possibilità di escludere qualsiasi altro fattore esterno che non sia inerente a ciò su cui è stata posta l’attenzione. Per i sette/otto giorni della fase pre-ovulatoria, la nostra energia è questa: dritta e diretta su ciò che più ci interessa, con l’attenzione rivolta alla realizzazione.

Se ci pensiamo, in effetti, a livello biologico il nostro corpo è impegnato a fare una cosa: prepara di nuovo tutto l’organismo ad una possibile futura vita. Spiegandomi meglio, in questa fase l’obiettivo è uno, ossia far maturare il follicolo che espellerà l’ovulo, il quale potrà essere fecondato o no. C’è un focus creativo di base che si riflette nel nostro comportamento esterno.

A livello socio-culturale è una fase ampiamente accettata. Siamo attive, centrate (anche fin troppo), focalizzate, ma soprattutto produttive. È facile vivere questa fase. Come dico sempre, però, ogni fase ha la sua necessità di essere. Pensate se per tutto il mese fossimo in questo mood, arriveremmo ad un collasso di tutto il nostro organismo. Ecco perché per fortuna la natura ci ha regalato la possibilità di avere due fasi di compensazione e di ricarica.

Se siamo allineate con la luna, la nostra fase pre-ovulatoria cadrà con la fase di luna crescente, ossia il momento tra la luna nuova e la luna piena. Questa fase della luna è un tempo gioioso, giocoso, pieno di stimoli, iniziative e possibilità. È il tempo per dare il via a nuovi progetti che abbiamo in cantiere o per avviare progetti che avevamo “seminato” nei mesi precedenti o per progettarne di nuovi. In questa fase, si dà il via alla creatività.

Una boom esplosivo la fase pre-ovulatoria, che va dall’ultimo giorno del sangue circa, fino al dodicesimo giorno, quando ha inizio l’ovulazione. In questa fase, quindi, il consiglio è quello di fare e dare vita a tutto ciò che ci stimola e nutre.

Sperimentarci attraverso l’ascolto di ogni fase mestruale ci permette di conoscerci un po’ meglio come Donne e come Donna. Mi permette di capire ciò che desidero realizzare nella mia vita, ciò che voglio o meno nutrire e far nascere che sia una vita od un progetto personale. Ascoltarci ci permette di capire nel profondo il nostro nucleo femminile cosa vuole richiamare, dove vuole andare e di che cosa ha bisogno per essere alimentato e sostenuto.

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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val.vavassori@gmail.com
www.valentinavavassoriosteopata.com
osteopatia-Valentina Vavassori

Quando ho scelto di intraprendere il percorso di osteopatia finito il liceo ancora non sapevo cosa volesse significare utilizzare le proprie mani come strumento di cura. Ancora oggi quando mi approccio per la prima volta ad una persona ci sono sensazioni nuove che le mie mani non hanno mai conosciuto. Ogni volta è un’esperienza diversa ed unica.

L’entrare in contatto con il campo fisico di una persona è un’azione che ha una risonanza non solo nella persona che viene toccata, ma anche nel terapeuta che sta toccando. La particolarità del tocco sta proprio nella sua caratteristica di reciprocità e di bilateralità:

“Non puoi toccare senza essere toccato, non puoi essere toccato senza toccare”
La pnei e le discipline corporee: il tocco e l’interocezione di F. Cerritielli e G. D’Alessandro

La modalità con cui le mani dell’operatore entrano in contatto con il corpo fisico della persona va ad attivare vie neurologiche differenti, che a loro volta possono attivare schemi di risposta diversi. A seconda di come si tocca la risposta del sistema corpo-mente-spirito, quindi, cambia.

Cosa ci dice la scienza?

Ad oggi sappiamo che esistono due tipi di tocchi differenti: uno chiamato discriminativo ed uno chiamato affettivo.

Il primo viene distinto in quel tocco che regola l’organizzazione di un atto motorio come l’afferrare un oggetto o il camminare, il secondo, invece, come dice la parola è il tocco legato alla sfera psico-affettiva.

Il nostro corpo è così intelligente da aver costituito due binari nervosi diversi a seconda di come veniamo toccati. Un tocco più leggero, ad esempio, attiverà il nostro sistema affettivo e riconosceremo quel tocco che evocherà tutta una serie di reazioni psico-emotive a seconda della nostra storia personale immagazzinata e registrata nel corpo. Un tocco più deciso e forte eliciterà il nostro sistema discriminativo, disattivando, in parte, quelle vie nervose legate alle nostre emozioni. È chiaro che questa distinzione non è così netta, in quanto i due sistemi neurologici rimangono in continua comunicazione ed integrati fra loro.

Il tocco affettivo è quel tocco che viene sviluppato dal concepimento ai primi anni di vita e che fa da base alla relazione madre-figlia/o. Si è visto, infatti, come il contatto materno provochi degli effetti sulla gestione e sulla risposta allo stress da parte del neonato e come un’assenza di questo contatto od una precoce separazione provochi un’alterazione di tutto questo asse, influenzando la nostra capacità di gestione dello stress anche nella vita adulta. Questo è solo uno degli aspetti che la scienza evidenzia riguardo la relazione di contatto madre-figlia/o. Centrale è il fatto che la relazione di contatto è la base per lo sviluppo del nostro equilibrio fisico, affettivo e psichico.

“Si può considerare il contatto affettivo come lo stimolo per il sistema nervoso-vegetativo e quello neuro-ormonale e quindi come necessario alla creazione di un repertorio senso-motorio omeostatico plastico che risponde adeguatamente agli stimoli ambientali: in una parola adattamento.”
La pnei e le discipline corporee: il tocco e l’interocezione. F. Cerritielli, G. D’Alessandro

Le nostre mani, quindi, sono i veicoli di una comunicazione non verbale, sottile ed emotiva. Pensate a quando siamo sconfortati ed un amico ci mette una mano sulla spalla e ci dà una “strizzatina”, in quel momento sentiamo un sostegno che arriva nel profondo, che appunto ci conforta; pensate a cosa si muove dentro quando la persona per cui iniziamo a provare un sentimento ci sfiora la pelle; pensate ancora a quella persona con cui non abbiamo nessun legame che ci tocca e dentro ci sentiamo come se avesse invaso i nostri confini.

Tutto questo viene portato in modo silenzioso dalle nostre mani e solo se sappiamo ascoltarci ed ascoltare possiamo connetterci davvero con ciò che evocano.

Nell’ambito terapeutico osteopatico una delle grosse differenze è quando l’operatore adopera un tocco consapevole oppure inconsapevole (di cui è stata vista la differente attivazione cerebrale di uno rispetto che dell’altro). Ciò significa che se io operatore nel momento in cui vado a contattare con le mie mani l’altra/o non sono connesso con il mio corpo e con il mio respiro, ma pensando ad esempio a cosa dovrò fare una volta finita la sessione, la mia efficacia terapeutica, la mia capacità di sostenere quel sistema sarà deficitaria per una mancanza di presenza corporea.

A volte le mani sanno dove andare e cosa fare senza che la mente ne conosca il motivo. Sono mosse dall’istinto e dal cuore ed è in quei momenti che la cura e la guarigione avvengono come per magia sia per la persona che sta ricevendo che per la persona che sta dando.

Il tocco affettivo terapautico, in realtà, non è solo quello che un osteopata, un massaggiatore ayurvedico o shiatsu o quello di altri terapisti che utilizzano il veicolo delle mani possono donare. Infatti, si è visto che già di per sé il tocco umano è in grado rassicurare il nostro sistema mente-corpo-spirito diminuendo il livello di ansia, dolore e preoccupazione.

Una delle cose meravigliose che possiamo fare per sperimentare il significato del tocco affettivo è quella di imparare ad auto-toccare il nostro corpo, a portare consapevolezza e gentilezza nelle nostre mani quando entriamo in relazione con noi stessi per sviluppare la nostra capacità di sentire, quella che la scienza chiama interocezione. La prima cosa da notare è anche quanto permettiamo a noi stessi di percepire con le mani il nostro corpo, quante volte tocchiamo il nostro viso, le nostre spalle, la nostra pancia con amore?

L’auto-palpazione ha anche la forte capacità di aiutarci ad auto-regolarci, ad esempio è un ottimo strumento per quando si scatena dentro di noi una sensazione di ansia o di paura. Il toccare il nostro corpo con presenza, forza, sostegno ed amore ci permette di abbassare i livelli di stress e di modulare il nostro sistema nervoso.

 

Provate a fare questo esperimento:

Sedetevi e trovare una posizione comoda. Iniziate a connettervi con il vostro respiro che sorge spontaneo nell’addome. Dopo circa una decina di respiri portare le vostre braccia attorno al vostro torace, come se voleste auto-abbracciarvi e state lì sempre in connessione con il respiro profondo e lento. Rimanete in questa posizione ed osservate cosa si manifesta dentro di voi. Qualunque sia l’emozione o la sensazione che si presenta rimanete in questo lungo contatto con voi stessi ad osservare cosa questo fa emergere. Osservate se vi sentite a vostro agio oppure se offrite delle resistenze a voi stessi irrigidendo il resto del corpo oppure se è proprio ciò di cui avevate bisogno. Non c’è una risposta corporea corretta o sbagliata, c’è solo quello che questo gesto di affetto nei vostri confronti fa emergere in voi. Rimanete con quello c’è. Poi quando ve la sentite, in modo lento, sciogliete l’abbraccio e con calma risollevate la testa. Rimanete ancora un attimo con gli occhi chiusi, fate tre bei respiro, espirando completamente dalla bocca e riaprite gli occhi.


In una società in cui il sentire è stato messo da parte per privilegiare un approccio mentale è necessario recuperare questa capacità di ascolto di noi stessi e dell’altro, in quanto l’ascoltare il nostro corpo ci permette di ascoltare meglio anche l’altro ed entrare in una relazione autentica. Le mani per noi tutti, quindi, possono essere uno strumento di guarigione e di riconnessione con noi stessi dandoci la capacità di percepire zone corporee che avevamo dimenticato o che non abbiamo mai conosciuto, permettendoci di stare presenti a noi stessi e alla nostra vita.

 

Valentina Vavassori – Osteopata Curandera (trattamenti osteopatici adulti, donne in gravidanza, neonati e bambini). Lavoro femminile di guarigione del ciclo mestruale singolo o a gruppi.

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